Cronache

Migranti, padre Zerai attacca: "Italia e Ue complici dell'orrore"

Il prete amico della Boldrini, indagato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, tuona contro chi dà mano libera alla Libia

Migranti, padre Zerai attacca: "Italia e Ue complici dell'orrore"

"Chiunque sia artefice delle politiche di respingimento dei migranti e chiusura totale, chiunque la sostenga - sorvolando, tra l'altro, sul fatto che la Libia si è sempre rifiutata di firmare la Convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati - si rende complice di tutti questi orrori e prima o poi sarà chiamato a risponderne. Domani sicuramente di fronte alla Storia ma oggi anche di fronte a una corte di giustizia". Mussie Zerai, il sacerdote di origine eritrea amico della Boldrini nonché fondatore dell'agenzia Habeisha e in prima linea nella attività di salvataggio dei migranti, attacca le politiche migratorie dell'Italia.

E rincara la dose: "Il blocco per le navi delle Ong a 97 miglia dalle coste africane, ordinato dal Governo di Tripoli con il nulla osta ed anzi il plauso dell'Italia e dell'Unione Europea, chiude il cerchio di quella che appare quasi una guerra contro i migranti nel Mediterraneo. La situazione dei soccorsi ai battelli carichi di profughi che chiedono asilo e rifugio in Europa, viene riportata a quella creatasi all'indomani dell'abolizione del progetto Mare Nostrum quando, dovendo partire le navi da centinaia di chilometri di distanza per rispondere alle richieste di aiuto, ci fu immediatamente una moltiplicazione delle vittime e delle sofferenze. Non a caso, prima Medici Senza Frontiere e poi anche Save the Children e Sea Eye, hanno deciso di sospendere le operazioni di salvataggio in mare: troppo lunga la distanza da percorrere per fronteggiare con efficacia emergenze nelle quali anche un solo minuto di ritardo può risultare decisivo e, soprattutto, troppo rischioso - per sé ma ancora di più per i migranti - sfidare le minacce della Guardia Costiera libica, la quale non esita a sparare contro le unità dei soccorritori, come dimostra tutta una serie di episodi, incluso quello denunciato proprio in questi giorni dalla Ong spagnola Proactiva Open Arms".

Secondo Zerai, indagato alcuni giorni fa dalla procura di Trapani nell'ambito delle indagini sulle attività di salvataggio dei migranti per concorso in favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, "la decisione di dare "mano libera" alla Libia purché, attuando veri e propri respingimenti di massa, si addossi il lavoro sporco di fermare profughi e migranti prima ancora che possano imbarcarsi o a poche miglia dalla riva, è il capitolo conclusivo della politica che, iniziata con il Processo di Rabat (2006) e proseguita con il Processo di Khartoum (novembre 2014), con gli accordi di Malta (novembre 2015) e il patto con la Turchia (marzo 2016), mira a esternalizzare fino al Sahara le frontiere della Fortezza Europa, confinando al di là di quella barriera migliaia di disperati in cerca solo di salvezza da guerre, persecuzioni, fame, carestia, e intrappolando nel caos della Libia quelli che riescono ad entrare o sono intercettati in mare e riportati di forza in Africa. Tutto ciò a prescindere dalla libertà, dalla volontà e dalle storie individuali dei migranti, calpestandone i diritti sanciti dalle norme internazionali e dalla Convenzione di Ginevra e senza tener conto della sorte che li aspetta, in Libia, nei centri di detenzione governativi, nelle prigioni-lager dei trafficanti, lungo la faticosa marcia dal deserto alla costa del Mediterraneo.

Una sorte orrenda, come denunciano da anni, in decine di rapporti, la missione Onu in Libia, l'Unhcr, l'Oim, l'Oxfam, Ong come Amnesty, Human Rigts Watch, Medici Senza Frontiere, Medici per i Diritti Umani, numerose associazioni umanitarie, diplomatici, giornalisti, volontari.

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