Politica

Movimento Cinque Tranelli

Votare no per dire sì

Movimento Cinque Tranelli

Dici no per dire sì. È il governo del cambiamento. Semantico. Volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, invece stanno solo attentando alla ragionevolezza della lingua italiana. Così, adesso, se sei iscritto a Rousseau e vuoi dire no alla gogna giudiziaria per Salvini cosa devi votare? Ovviamente sì. Cioè il contrario di quello che i senatori grillini dovranno fare in Giunta per l'autorizzazione. È il mondo alla rovescia dei Cinque Stelle.

Un tranello continuo, un ossimoro costante, un gioco di parole per decidere di non decidere. Ma non è una novità. Quando il gioco si fa duro i grillini iniziano a barare. Scaricano tutto sulla giuria popolare. Sull'aiuto da casa. Come in un quiz. Come un Ponzio Pilato 2.0, che se ne lava le mani nel lavacro della democrazia diretta. Ottima scusa per taroccare sempre tutto al loro volere.

Per esempio: siamo favorevoli ai vaccini sì o no? Eh beh, scelta troppo complessa e divisiva. Meglio sostenere la linea dell'«obbligo flessibile». Che, ovviamente, non vuole dire un cavolo. O obblighi qualcuno a vaccinarsi o fai l'esatto contrario. Tertium non datur. L'obbligo - lo dice la parola stessa - è rigido, non si piega, non è creta da plasmare a proprio piacimento. D'altronde quando hanno chiesto a Di Battista se suo padre era un camerata, lui ha gelato tutti: è un fascista liberale. Ineffabile.

E la linea pentastellata è un po' tutta così, un vorrei ma non posso, un sottinteso e un malinteso. Ai grillini piacciono tantissimo Chavez e Maduro, ma poi cercano di fare gli equilibristi sullo scacchiere internazionale, per non scontentare nessuno. Perché altrimenti si sputtanano a sostenere un dittatore comunista. Un passo avanti e due indietro. Come in un valzer. E così adesso Matteo Salvini, alleato di governo e vicepremier omologo (o alter ego, come direbbe lui) di Gigino Di Maio, è lì, appeso al calembour di un movimento che, non sapendo cosa decidere, sottopone i suoi elettori a una pilatesca supercazzola. «Noi non siamo né a destra né a sinistra, noi stiamo sopra», diceva anni fa, con grande orgoglio, Beppe Grillo dal palco dei suoi spettacoli. E aveva ragione, probabilmente senza saperlo. Era profetico, stava tracciando un programma politico. Cinque Stelle e mille posizioni. Più democristiani dei democristiani. Senza averne il talento politico.

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