Cronache

'Ndrangheta, arrestata la 93enne che aveva sfidato Salvini

Ai domiciliari Lucia Morgante, madre dei capi del clan Gallico. Viveva nello stabile che il ministro aveva consegnato alla polizia

Salvini consegna le chiavi dell'immobile confiscato
Salvini consegna le chiavi dell'immobile confiscato

È stata arrestata di nuovo la 93enne ergastolana che lo scorso anno aveva sfidato il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Lucia Morgante, madre dei boss della 'ndrangheta di Palmi (anche loro ergastolani) Giuseppe e Domenico Gallico, è stata mandata ancora una volta agli arresti domiciliari fino alla fine del 2019. Una sentenza definitiva, nel 2016, l'aveva condannata all'ergastolo per omicidio e associazione mafiosa, ma l'anziana 'ndranghetista aveva goduto di una sospensione della pena per uno stato di salute incompatibile con il carcere.

Malgrado le sue condizioni, tuttavia, Morgante, secondo gli inquirenti, avrebbe continuato a dare il suo contributo per la gestione di una delle cosche più temibili della mafia calabrese. La sua storia era diventata nota lo scorso anno, quando Salvini era arrivato a Palmi per consegnare al commissariato di polizia un immobile confiscato nel 2017. In quell'edificio, al primo piano, viveva proprio la mamma dei due boss, che stava scontando la sua pena ai domiciliari prima della sospensione.

Salvini, nel corso della sua visita, non aveva perso l'occasione per sottolineare la singolarità della vicenda: “Questa di Palmi è una delle tante situazioni paradossali che intendiamo scardinare. Il posto giusto per gli ergastolani è la galera”.
Il ministro aveva anche criticato il permesso di incontrare la propria madre concesso a Domenico Gallico, malgrado il parere contrario della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria: “È secondo me incredibile che lo Stato spenda migliaia di euro per permettere a delinquenti ergastolani di venire a incontrare la loro madre altrettanto delinquente ed ergastolana".

Il ministro aveva inoltre assicurato “una guerra senza quartiere contro la criminalità organizzata, non solo in Calabria ma in tutta Italia, perché la 'ndrangheta è una merda, un cancro, che si è allargato a tutta l'Italia. Io però sono testone e continuerò a combatterla fino a che non avremo portato via anche le mutande a questa gente".

Per capire la pericolosità dei Gallico basta un episodio.

Nel 2012 proprio Domenico Gallico, durante un interrogatorio in carcere, era riuscito ad aggredire il pm di Reggio Calabria Giovanni Musarò, che aveva riportato una brutta ferita al setto nasale.

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