Cronache

Nel governo dei "viceversa" tutti fanno il lavoro degli altri

Nel governo dei "viceversa" tutti fanno il lavoro degli altri

Doveva essere il «governo del cambiamento», è finito per diventare il «governo viceversa». Con un premier sempre più evanescente, Matteo Salvini e Luigi Di Maio giocano infatti a occupare i rispettivi terreni di competenza. Come se non fossero due vicepremier, ma due quindicenni alle prese con un'interminabile partita a «Risiko!». In un perenne paradosso che i sondaggi d'opinione continuano a non rilevare, registrando una Lega ancora in crescita (al 37,7 secondo You Trend) e un M5s solo in leggero calo (al 17,2). Eppure Salvini e Di Maio governano insieme ormai dal primo giugno 2018. Tredici e passa mesi a Palazzo Chigi e fanno finta di non conoscersi, di essere uno l'opposizione dell'altro. Se fosse una sit-com, potrebbe essere «Casa Vianello», con i due coniugi che litigano da mattina a sera ma poi a fine puntata, prima dell'immancabile chiusura con Sandra che scalcia sotto le lenzuola, si riappacificano amorevolmente.

E ieri siamo arrivati a uno dei punti più alti di questo governo «uno, nessuno, centomila». Dove non si capisce bene se e quale ruolo debba ricoprire ciascuno degli attori. Nel giorno in cui scarica il suo ex portavoce Savoini («non l'ho invitato io a Mosca e non so perché fosse lì»), Salvini fa infatti sapere che lunedì prossimo incontrerà le parti sociali per «una giornata di ascolto e confronto». Poco importa se il tavolo in questione dovrebbe essere una prerogativa del ministero dello Sviluppo economico guidato da Di Maio. Anche perché il leader M5s, giusto per non essere da meno, dice di essere «pronto a incontrare le forze di polizia e le rappresentanze sindacali del settore» per spiegargli la verità sul decreto Sicurezza bis. Una prerogativa, superfluo dirlo, del ministro dell'Interno. Insomma, una partita a «Risiko!» nella quale l'unico obiettivo degli sfidanti è portarsi a casa la preziosa Kamchatka.

Che Salvini e Di Maio stiano infatti litigando sul decreto sicurezza bis, ormai, è ridondante. Come lo scontro, sempre sullo stesso tema, tra il leader della Lega e il presidente della Camera Roberto Fico. Tutto già visto, tutto molto noioso. Solo 24 ore fa, per dire, si mandavano a quel paese sulla riforma dell'autonomia differenziata, cavallo di battaglia della Lega congelato sine die da Di Maio. Con i governatori leghisti Attilio Fontana e Luca Zaia che hanno minacciato fuoco e fiamme. Come è finita, è cronaca di due giorni fa. Insomma, la nuova e inattesa debolezza di Salvini imposta dalle notizie sul presunto finanziamento milionario di Mosca alla Lega ha dopo molte settimane spostato gli equilibri nella maggioranza di governo e risvegliato l'attivismo di Di Maio. Detto questo, che i due vicepremier che ormai da oltre tredici mesi sono le due leadership indiscusse del governo si comportino come perfetti estranei è cosa che non potrà durare a lungo. Lo scontro permanente ieri era la grillina Chiara Appendino al centro dell'ennesima polemica non potrà durare in eterno. Così come Virginia Raggi a Roma dopo ben tre anni in Campidoglio non riesce più a rimpallare la colpa dei rifiuti sulle precedenti amministrazioni, anche per Salvini e Di Maio arriverà prima o poi l'ora di tirare le somme. D'altra parte, lo facevano anche Sandra e Raimondo ogni fine puntata che il palinsesto mandava in onda. Loro sono andati avanti per 16 stagioni e 338 episodi, chissà quanto dureranno Salvini e Di Maio.

Adalberto Signore

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