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Nel governo rissa continua

Nel governo rissa continua

Ormai è quasi meglio di una soap. Con i due protagonisti che si prendono, si lasciano, non si parlano per giorni e poi alla fine si ritrovano e s'incontrano con grande sollievo del pubblico incollato a tg e social. Il tutto condito da piccole e grandi liti quotidiane. Anche ieri, infatti, Matteo Salvini e Luigi Di Maio non si sono sottratti al consueto bisticcio giornaliero, questa volta senza metterci la faccia, magari per evitare di venire a noia allo spettatore affaticato da un balletto che va avanti da ben 14 mesi. E che probabilmente durerà ancora a lungo se ha ragione il dem Stefano Ceccanti quando dice che da qualche giorno «litigano più di prima perché ormai sanno che almeno fino al 2020 non si vota».

Ieri è stata la giornata delle scaramucce. Ad annunciare l'ultima settimana ad alta tensione prima delle vacanze. Oggi, infatti, è in programma il Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto occuparsi dell'autonomia differenziata e della riforma della giustizia. Condizionale d'obbligo, perché come vuole la prassi delle ultime settimane non è dato avere un ordine del giorno della riunione. Sul primo punto, infatti, non è ancora in vista un'intesa, tanto che l'audizione del ministro dell'Economia Giovanni Tria davanti alla Bicamerale per le questioni regionali in programma per questa settimana è saltata (dopo essere già stata rinviata due settimane fa). Paralisi totale, insomma. Con i governatori di Lombardia e Veneto, i leghisti Attilio Fontana e Luca Zaia, che continuano a fare la voce grossa. Per il primo, la bozza in lavorazione «fa rabbrividire». Per il secondo «il governo è inadempiente» e «se l'accordo è una farsa non firmeremo». Anche loro, dopo mesi di ultimatum, rischiano di finire «incastrati» nella soap governativa. Visto lo stallo sull'autonomia, però, si sta cercando di trovare una quadra sulla riforma della giustizia. Definita «light» dagli spin di Lega e M5s, perché non ci saranno né le intercettazioni né la separazione delle carriere dei magistrati. Di fatto, una riforma svuotata.

D'altra parte, l'importante è essere l'uno contro l'altro armati. Dal Consiglio dei ministri di oggi fino al voto di martedì prossimo sul decreto sicurezza, con Lega e M5s che continueranno a farsi la guerra. Altri sette giorni di passione per un esecutivo che è allo stesso tempo di lotta e di governo, di maggioranza e di opposizione. Così si continua a litigare su un decreto incardinato in Parlamento ormai da mesi e sul quale comunque il sostegno di Forza Italia e Fratelli d'Italia toglierà la patata bollente a Giuseppe Conte di un governo che potrebbe finire in minoranza. Oppure sulla Tav, una questione che ha ormai superato i limiti del paradosso. Con un esecutivo che si confronta su mozioni totalmente inutili e prive di alcuna efficacia. Il governo e il Mit hanno già formalizzato che la Torino-Lione si farà, eppure il M5s voterà una mozione in Parlamento contro l'opera, mentre la Lega non presenterà risoluzioni e non ne voterà nessuna. Una discussione totalmente inutile e avulsa dalla realtà perché, come detto, l'opera non è più in discussione. Tutto a uso e consumo della soap, insomma.

Intanto, con l'esecutivo preso dalle liti, lo spread torna sopra quota 200. «Quello della Spagna, pur in difficoltà e ancora senza un governo, resta poco sopra i 70 punti», fa notare il segretario di +Europa Benedetto Della Vedova.

E forse è questa una delle ragioni per cui in Parlamento c'è ancora chi pensa che la crisi sia possibile, magari con elezioni anticipate nella primavera 2020. Così, iniziano i movimenti e i riposizionamenti.

Per dirne uno, l'azzurro Galeazzo Bignami, coordinatore di Forza Italia in Emilia Romagna, sarebbe pronto ad annunciare il suo passaggio a Fratelli d'Italia.

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