Cronache

Nell'inchiesta lucana spunta la "Dinasty" del petrolio

"Outsourcing", quote societarie scambiate tra figlio e padre esponenti Pd. I rapporti con Gemelli

Nell'inchiesta lucana spunta la "Dinasty" del petrolio

Anche una Dinasty economica e politica emergerebbe dall'inchiesta sullo scandalo petrolio a Potenza, dentro la società “Outsourcing”, crocevia - secondo gli inquirenti lucani - di diverse figure di spicco finite nelle indagini della procura.
Nell'azienda specializzata in servizi alle imprese risulta, infatti, singolare la posizione di Vincenzo e Pasquale Robortella (tutti e due indagati nel fascicolo in cui è coinvolta la Total). Vincenzo avrebbe acquistato, stando agli elementi raccolti dai magistrati, quote della società, poi cedute al padre Pasquale. Il passaggio sarebbe avvenuto quando Robortella junior fu eletto nelle fila del Partito democratico all'assemblea regionale lucana nel 2013. Singolare coincidenza, Robortella senior, in quei giorni, lasciava il suo seggio proprio in Consiglio regionale dov'era stato eletto nella legislatura precedente sempre nel Partito democratico.
Ma perché si parla di società “Outsourcing” come crocevia di figure importanti? Ad acquisire quote della stessa società, sarebbero stati, precedentemente ai Robortella, l'imprenditore Pasquale Criscuolo, ora indagato, e uno dei figli di Rosario Vicino, ex sindaco di Corleto Perticara (Potenza).
Secondo l'autorità giudiziaria, Criscuolo avrebbe avuto rapporti con Gianluca Gemelli, compagno dell'ex ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e personaggio chiave delle indagini.
L' "Outosurcing", nel 2010, grazie a un finanziamento europeo di quasi 450mila euro, avviò il progetto di realizzazione di un edificio da dare in fitto alla Total o ad altre società nell'orbita della multinazionale.
Il nome della società entrerebbe in gioco anche nella vicenda relativa all'affitto di case da parte di Gianluca Gemelli. Da alcune intercettazioni emergerebbero contatti tra il compagno dell'ex ministro Guidi e uno dei responsabili dell'”Outsourcing”. In ballo ci sarebbe stato il fitto di venti appartamenti per i dipendenti con una fatturazione superiore (da 400 a 600 euro) rispetto al prezzo effettivo.

Questo avrebbe consentito alla società di avere guadagni mensili senza costi.

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