Cronache

Non è associazione a delinquere: così il giudice riduce la pena alla famiglia di spacciatori albanesi

Arrestata un'intera famiglia di albanesi per spaccio di sostanze stupefacenti: il giudice riduce la pena.

Non è associazione a delinquere: così il giudice riduce la pena alla famiglia di spacciatori albanesi

Una intera famiglia di albanesi che occupava uno stabile a Lucca a processo per per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante della cessione di droga a clienti minorenni è stata condannata ieri da Gup di Firenze a 22 anni totali di carcere. Non tutti però sono soddisfatti, infatti il pm aveva chiesto per i tre membri della famiglia coinvolti, madre, figlio e genero, pene dai 10 ai 16 anni ciuscuno, che però sono state ridotte a causa di una decisione del giudice.

Sono stati infatti assolti tutti dall’imputazione principale, quella di associazione a delinquere, ritenendola infondata. Dunque nel processo avvenuto con rito abbreviato le pene si sono ridimensionate: otto anni di reclusione per Adelina Lisi (albanese quarantenne), 7 anni al figlio ventitreenne Hasan e 7 anni e 4 mesi al genero Daniel Valentin Ungureanu, rumeno di 28 anni, tutti difesi dagli avvocati Manuele Ciappi e Massimo Landi.

Non è la prima volta che i giudici prima dell'emanazione della sentenza facciano cadere le accuse principali. Un episodio simile è avvenuto neanche una settimana fa a Trento dove una famiglia nigeriana che era stata processata per vari capi d'accusa, tra cui traffico internazione di esseri umani e sruttamento della prostituzione, aveva ricevuto una pena ridotta rispetto alle richieste dei pm perché anche in quell'occasione il giudice aveva fatto cadere l'accusa di associazione a delinquere.

Nel caso della famiglia di cittadini albanesi a Lucca, gli imputati vivevano in un appartamento in Via Sforza nel quartiere Sant'Anna, da dove gentivano uno spaccio molto ampio di sostanze stupenfacenti, avendo preso il posto nell’attività i Jarmouni, nucleo marocchino finito in carcere in seguito a un’operazione della Squadra Mobile nel giugno 2016 che abitava nello stesso condominio.

Proprio il condominio in questione era diventato una vera roccaforte dello spaccio dove gli albanesi avevano piazzato delle vedette di controllo e si era creato un giro da 50-60 cessioni di droga al giorno e che rendeva fino a 8.000 euro a settimana. Il capo della banda era la donna che gestiva lo spaccio con il figlio e il genero, accogliendo direttamente i clienti sul pianerottolo di casa.

Un'attività che andava avanti da due anni e solo grazie a mesi di appostamenti ed intercettazioni della squadra mobile di Lucca si è arrivati al blitz, avvenuto a Maggio scorso dove oltre agli arresti sono stati sequestrati due chili di marijuana, un chilo e mezzo di hashish e quindici grammi di cocaina nascosti nel locale lavanderia dell’appartamento, per un valore di circa 40mila euro.

Proprio per le modalità di spaccio e la dinamica dei fatti, nei quali l'associazione a delinquere appare palese, la Procura procederà con un ricorso in appello, per riuscire a reintegrare anche quei capi di accusa.

Commenti