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Non serve una legge sulla beneficenza. Ma una che salvi gli italiani sprovveduti

Il Parlamento fa questo: le leggi, anche se i giornali fanno questo: le criticano, soprattutto a fronte di un Paese che di elefantiasi legislative ne ha sin qui

Non serve una legge sulla beneficenza. Ma una che salvi gli italiani sprovveduti

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Non serve una legge sulla beneficenza. Ma una che salvi gli italiani sprovveduti

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Il Parlamento fa questo: le leggi, anche se i giornali fanno questo: le criticano, soprattutto a fronte di un Paese che di elefantiasi legislative ne ha sin qui. Dopodiché ben venga anche una nuova legge sui compensi per la beneficenza già ribattezzata «legge Ferragni» (la quale, se cosi fosse, comincerebbe quasi a far pena: quasi) e insomma niente di male (...)

(...) se ci fosse una normativa che semplifichi le regole sui proventi in beneficenza: se queste regole si possono rendere più trasparenti, e addirittura migliori, sta' a vedere che tra leggi di destra e leggi di sinistra magari se ne possa fare anche una semplicemente giusta. Ne ha fatto cenno Giorgia Meloni e pare che il ministero del Lavoro e quello dell'Economia ci stiano già lavorando, con l'obiettivo di evitare quelle ambiguità interpretative che il caso del Pandoro Balocco ha evidenziato e che l'Antistrust ha sanzionato: evitare che un consumatore, nel caso, sborsi un sovrappiù economico che crede sia destinato a un ospedale quando invece è destinato solo alle tasche della Balocco e di Chiara Ferragni, con una beneficenza minima già versata preventivamente prima che la vendita dei pandori abbia avuto ancora inizio.

Quello che non si potrà mai fare, però, è una sorta di «legge Darwin» che impedisca a uno sprovveduto di essere sprovveduto (usiamo un termine gentile) o comunque di essere carne da cannone per uffici marketing: perché non serviva nessuna «legge Ferragni» per sentire puzza di bruciato attorno ai 9 euro chiesti per il pandoro Pink Christmas di Balocco che costava più del doppio rispetto ai 3,70 euro del pandoro Balocco non griffato dall'influencer, non serviva ossia essere dei premi Nobel: bastava meno. Bastava far parte dell'ampissima schiera di coloro, che crediamo maggioritari, i quali in genere non demandano alla presenza della foto di un'influencer su un pandoro la propria quota di beneficenza annuale da elargire al prossimo; bastava, oppure, non far parte di quella pure ampia schiera di follower di Chiara Ferragni (perduti o rimasti: è uguale) costretti a scegliere, ora, tra l'essere così ingenui da non aver capito il meccanismo (prima) o così ingenui da non aver capito il meccanismo (ancora adesso).

Nessuna legge potrà evitare l'appiattimento mentale che internet, ormai da tempo, permette alle aziende di poter profilare, misurare, preventivare: ben sapendo, ora come mai prima, che la madre degli idioti non è vero che è sempre incinta c'è la crescita zero ma al supermercato ci va sempre.

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