Politica

Non si sa chi ha vinto ma è certo chi ha perso

Manovra spericolata

Non si sa chi ha vinto ma è certo chi ha perso

È il classico «giorno dopo» in cui tutti dichiarano di avere vinto. Di Maio dice «ho vinto io», e Salvini gli fa eco: «Vittoria». Le due cose sono ovviamente impossibili, avendo i due dichiarato e sottoscritto con i loro elettori traguardi profondamente differenti, quindi mentono sapendo di mentire. Ma a noi non interessa stabilire un vincitore (dovessi sbilanciarmi direi Di Maio) ma rilevare che la manovra economica approvata l'altra sera dal governo decreta un perdente certo: gli italiani tutti, soprattutto quelli che avevano scommesso nelle urne sulla possibilità di un cambiamento.

Hanno perso gli elettori leghisti che devono rinunciare alla flat tax, al taglio delle accise sulla benzina, a un vero condono; che devono accontentarsi di briciole sulla Fornero e sul fisco; che devono ingoiare il taglio delle pensioni e un reddito di cittadinanza inevitabilmente esteso a rom e stranieri. Hanno perso i fan Cinquestelle che devono mettere la loro firma su condoni che anche se mini tradiscono i loro impegni, annacquare negli anni un fumoso reddito di cittadinanza e il taglio delle pensioni, rimangiarsi il blocco del Tap in Puglia (non ci sono i soldi per pagare le penali) e buona parte delle loro promesse.

A mia memoria questa è la manovra più sgangherata di sempre, oltre che priva di coperture economiche non dico certe ma almeno plausibili. Non ha orizzonte né meta, esatto specchio della maggioranza che la sostiene. È un pasticcio, un insieme di cose alla rinfusa molte delle quali tra loro contraddittorie. E alcune ridicole, perché dopo il famigerato «obbligo flessibile» per le vaccinazioni ora si introduce pure il «numero socchiuso» per le università di medicina.

Insomma, è un caos che lascia allibiti non solo i vertici dell'Europa. Ricorda una battuta di Alessandro Bergonzoni: «Erano le cinque del mattino, o almeno credo con precisione». Non è un caso che ieri Matteo Salvini sia sparito dai radar mediatici. Certo non è il tipo da farsi intimidire da Juncker che minaccia bocciature ma festeggiare un pastrocchio simile con i suoi elettori è troppo anche per una faccia tosta come lui. Meglio volare bassi e andare oltre. Già, ma oltre dove se nel Def da lui firmato c'è scritto nero su bianco che la pressione fiscale rimarrà costante al 41,7 per cento nei prossimi tre anni?

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