Cronache

"Non so più che farmene di questi cani": cacciatore fa uccidere i suoi setter

La terribile vicenda arriva da un piccolo paese in provincia di Torino. Un cacciatore ormai in pensione non voleva più i suoi cani e così ha commissionato l'amico per far si che glieli uccidesse. I due uomini sono stati denunciati

"Non so più che farmene di questi cani": cacciatore fa uccidere i suoi setter

Quattro cani, che un tempo erano i compagni di caccia di un uomo, sono stati uccisi brutalmente perché non "servivano più".

Dopo una serie di indagini incrociate, gli inquirenti hanno trovato e denunciato i cacciatori responsabili della morte dei quattro setter di due anni. Le accuse a loro carico sono per il reato di uccisione di animali, art. 544 bis, l’articolo del codice penale che punisce "chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona la morte di un animale".

Questi poveri cani, un tempo, erano compagni di caccia del loro proprietario, che ritirandosi dal mestiere, "non sapeva più che farsene". Così ha domandato ad un amico cacciatore di sbarazzarsi degli animali. Di eliminarli definitivamente. La vicenda, come scrive Fanpage, arriva da Moncalieri (Torino) e ha indignato tutti nel piccolo paese.

Gli agenti sono arrivati ai due uomini dopo una serie di indagini incrociate. Nei giorni scorsi, poi, il pm ha disposto una perquisizione a casa dei due appassionati di caccia e nelle loro proprietà sono stati ritrovati 12 fucili, tutti sequestrati. Tra questi anche l’arma con la quale i quattro setter sono stati uccisi. I quattro cani sono stati assassinati con un solo colpo alla testa e poi i loro corpi sono stati abbandonati in un campo.

La vergognosa vicenda ha suscitato l’indignazione della Lega Nazionale per la Difesa del Cane: "A parte i 12 fucili sequestrati nei loro alloggi dalla polizia, lascia agghiacciati la freddezza e l’indifferenza con cui questi individui, che sovente si definiscono 'amanti degli animali', scorrazzano indisturbati in un paese civile, lasciando persino i corpi delle loro quattro vittime nel prato, come rifiuti da sacrificare alla dea caccia.

Purtroppo gli episodi di incrudelimento e di imbarbarimento troppo spesso sono riconducibili al mondo della caccia".

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