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Norma di buon senso che aiuta i proprietari

Le reazioni della sinistra di fronte alla proposta di Matteo Salvini, che vuole permettere ai proprietari di sanare le irregolarità edilizie, la dice lunga su quanto l'area che va dal Pd ai Cinquestelle sia sconnessa dai veri problemi

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Le reazioni della sinistra di fronte alla proposta di Matteo Salvini, che vuole permettere ai proprietari di sanare le irregolarità edilizie, la dice lunga su quanto l'area che va dal Pd ai Cinquestelle sia sconnessa dai veri problemi.

Il ministro intende soltanto venire incontro alle esigenze di quei milioni di italiani che si trovano con immobili invendibili a causa di vizi formali: non di rado da attribuire all'amministrazione pubblica e comunque a una legislazione ipertrofica. Chi conosce quale selva di regole caratterizzi l'universo dell'edilizia sa bene che è quasi impossibile, in particolare, ereditare una casa che non abbia più di un problema ed è pure consapevole di come su ciò costruisca le proprie fortune un ceto di «esperti» che conoscono nei dettagli queste norme davvero assurde.

Il punto centrale, in effetti, è che non si tratta della violazione di regole degne di rispetto, perché una gran parte degli obblighi di legge sono imposizioni arbitrarie, che non hanno alcuna corrispondenza in larga parte del mondo: Stati Uniti, Germania, ecc. Perché allora la sinistra si agita contro chi vuole sposare il buon senso e iniziare a soddisfare le esigenze di tanti nostri concittadini?

Il motivo principale è che l'universo progressista odia la proprietà e, al contempo, adora l'imposizione fiscale. Possedere immobili significa disporre di un bene a cui gli altri non possono accedere, e questo è in conflitto con l'egualitarismo di Stato della religione laica abbracciata dall'area post-comunista. Entro quella cultura le proprietà private possono servire unicamente a un obiettivo: sono beni da tassare e nel tempo da espropriare.

Oltre a ciò, la sinistra crede che si debba vivere in un mondo dominato da regole arbitrarie e imposte dall'alto, gestite da un nutrito apparato burocratico.

Al contrario, la «pace edilizia» salviniana punta a risolvere contenziosi su piccole difformità interne che secondo il Consiglio degli ingegneri riguarderebbero l'80% del patrimonio edilizio. Parlare di minuscole anomalie significa far riferimento a situazioni, dai tramezzi ai soppalchi, che in una società rispettosa del diritto neppure dovrebbero essere oggetto di una normativa. Se altrove queste modifiche sono lasciate alla libertà del proprietario, perché da noi sono invece proibite?

È chiaro che i progressisti avversano il progetto di Salvini a causa della loro visione dirigista della società, che si concretizza nella tesi secondo cui tutto andrebbe proibito, meno quello che è espressamente permesso. Questo spinge i cultori del potere arbitrario che è nelle mani dei decisori politici a svuotare i diritti che rinviano alla facoltà di un proprietario di modificare l'interno dell'abitazione e a trasformarli in mere concessioni, autorizzazioni, permessi calati dall'alto.

La sinistra insomma odia la proprietà, che serve solo quando è tassata, e rifiuta la libertà dell'individuo, che deve essere gestito sotto ogni punto di vista. Essa vuole un mondo integralmente burocratizzato, in cui il diritto venga sostituito da una sua parodia: un ammasso contraddittorio di ridicole e arbitrarie decisioni che, ad esempio, fissano a 240 cm l'altezza minima del corridoio e a 270 cm quella della cucina È pure significativo che il progetto del ministero preveda che si possa cambiare la destinazione d'uso, restituendo a chi possiede un immobile il diritto di utilizzarlo come meglio ritiene.

Questo mette proprio in discussione l'inferno normativo che contraddistingue il diritto dell'edilizia e quel potere arbitrario cresciuto attorno a esso che è tanto caro alla sinistra.

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