Cronache

Novara, provincia di Kabul

Novara, provincia di Kabul

Se passate da Novara occhio ai vigili urbani. Mica per divieti di sosta o velocità oltre i limiti, quella è roba scontata, uguale dovunque, nel nostro Paese.

No, Novara è un'altra cosa, una città diversa per abitudini e norme, così ribadendo la frase del periodo fascista: «Novara fa da sé». Allora furono i gerarchi a pronunciare le parole stizzite contro il resto del Piemonte, oggi è il municipio leghista a dettare regolamenti urbani imprevisti e imprevedibili. In breve: fine della vendita di liquidi, vino, birra e affini, in contenitori di vetro, fine dei raduni in luogo pubblico, di minorenni e maggiorenni (direi che siano esclusi, invece, i maggiorenti), fine dei parcheggi selvaggi di biciclette, agganciate, come facevano i cowboy con i cavalli, a qualsiasi palo o transenna, fine di abiti sconci, provocanti e provocatori, il decoro innanzitutto. Dice il sindaco che trattasi di roba vecchia, il regolamento ovvio, riassunto nel nuovo testamento novarese di sessanta punti chiave.

I cittadini saranno chiamati al rispetto massimo altrimenti per chi violerà le norme scatterà il daspo, verrà cioè allontanato, come si usa con i tifosi del football, per quarantotto ore. Non si sa dove, presumo ai domiciliari o in zone periferiche o in altri comuni là dove sarà libero di vivere e di appoggiare la bici alla nebbia.

Le nuove disposizioni hanno scatenato la battaglia politica, il piddì ha attaccato duramente, i cinque stelle si sono astenuti, il paese è piccolo ma le gente mormora e c'è chi ha finalmente capito perché l'ex Piazza Vittorio Emanuele si chiami oggi Piazza Martiri. Infatti, nell'area suddetta, sono soliti ritrovarsi giovani e più datati all'anagrafe, cosa da oggi severamente proibita; così come i commercianti, già preoccupati dalla crisi, non sanno se potranno smerciare bottiglie di vino, di latte o altro liquido in vetro, pena multa di euro cinquecento, per alcuni l'incasso di una settimana. Non si sa se anche i camper fumanti di salamelle e simili cadano in questa normativa khomeinista ma il problema è serio.

Il sindaco e le autorità di polizia municipale invitano alla calma, assicurando che trattasi di buon senso. Ora il buon senso medesimo non sembra appartenere ai burocrati che si sono radunati, loro sì, per mettere sul tavolo i sessanta punti della fatwa novarese, una condanna per chiunque osi, si azzardi, ci provi. L'abito succinto, poi, fa tornare alla mente il comune senso del pudore. D'accordo sull'indecenza ma chi potrà controllare quale sia il limite, della gonna o jeans, o maglia oltre il quale si cade in peccato, chiedo scusa, in contravvenzione?

Un vigile? Un poliziotto? Un sacerdote? E il verbale come verrà stilato? Sarà necessaria la prova tv, il Var, la fotografia dell'infrazione?

Il Carducci Giosué aveva previsto tutto nell'ode Piemonte. Così descrisse la città dei pavesini e del Campari: La brumal Novara.

Nebbia e foschia, non soltanto in cielo.

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