Cronache

Nuova Guinea: ingegnere pisano rapito e rinchiuso in carcere

La sorella e la nipote di Fulgencio Obiang Esono, l'ignegnere rapito, si sono presentate nella mattinata di ieri in Questura per formalizzare la denuncia di scomparsa

La prigione di Black Beach
La prigione di Black Beach

Fulgencio Obiang Esono, originario della Nuova Guinea ma residente a Pisa fin sal 1988, sarebbe stato rapito e incarcerato nella prigione più disumana al mondo, la famigerata Black Beach, su ordine del regime dittatoriale di Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, dal 1979 al comando della Guinea Equatoriale.

L'uomo è arrivato giovanissimo in Toscana, dopo aver vinto una borsa di studio e, nel 2003, si è laureato in ingegneria civile, iniziando a lavorare in diversi cantieri del nord Italia.

«Nei suoi anni in Italia – racconta la sorella Maria Clara Ada Esono al quotidiano "il Tirreno" – mio fratello ha sempre manifestato, tramite forse i social network e dei gruppi Whatsapp, il suo pensiero democratico ed è per questo che è stato considerato oppositore del dittatore. Fulgencio rafforzò le sue idee liberali in particolare dopo l’uccisione del cugino Josè, ad opera sempre del regime che lo riteneva un rivoluzionario. Inoltre, era in frequente contatto con altri guineani che vivono in Spagna e che da tempo sono ritenuti oppositori»

Secondo il resoconto dei familiari, l'ingegnere avrebbe dovuto incontrare un imprenditore francese nella capitale del Togo, Lomé, il 18 settembre. I contatti con la famiglia si sono però interrotti quel giorno, dopo un ultimo whatsapp inviato per avvertire la famiglia del suo arrivo.

Soltanto lunedì è arrivata una videochiamata da parte di un cugino che informava la famiglia, non direttamente per paura di essere intercettato, ma mostrando alla videocamera un foglio scritto a mano, che Fulgencio era stato incarcerato a Malabo, in Guinea Equatoriale, nella durissima prigione di Black Beach, nella quale i detenuti sono sottoposti a torture ed altri cruenti e degradanti atti di violenza.

Per questo motivo oggi i familiari temono per la vita del loro congiunto ed intendono avviare una campagna pubblica di sensibilizzazione, coinvolgendo anche la trasmissione "Chi l'ha Visto?".

Commenti