Cronache

Ombre sul test di medicina: "Facile farsi fare il compito da un esperto"

Falle del sistema Giannini. Per proteggere l'anonimato, le nuove regole permettono ai furbi di compilare il questionario a nome di un altro, favorendone l'ingresso al corso desiderato

Ombre sul test di medicina: "Facile farsi fare il compito da un esperto"

Non c'è pace sui test di medicina. Uno dei più odiati momenti di chi aspira a diventare medico, è proprio il questionario di selezione. Migliaia di studenti provano la fortuna, e molti di loro falliscono.

Spesso per colpa della poca preparazione, qualche volta per sfortuna. In molti, poi, sostengono che ruberie e furbizie siano all'ordine del giorno. Accade sovente che prima di sapere i risultati del test si debbano attendere i vari ricorsi al Tar per via domande sbagliate, violazioni della privacy e le solite raccomandazioni. Proprio al fine di evitare queste ultime, il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini il 3 luglio scorso ha emanato un decreto ministeriale che definisce la nuove regole per i concorsi ai corsi universitari a ciclo unico. Tra cui, appunto, quelli di medicina.

Nell'allegato 1, sono spiegate chiaramente tutte le regole. Quest'anno è stata preoccupazione del ministro assicurare soprattutto l'anonimato. Lodevole, ma il sistema ha dimostrato una grossa falla. Quella che avrebbe permesso agli studenti di portarsi un "tutor" o "complice" (magari già laureato) che compilasse il questionario a suo nome. Uno scambio di identità. Come è possibile?

Lo ha spiegato a ilGiornale.it Giacomo Cagnoli, che oggi ha fatto parte della commissione al test tenutosi in Umbria. "Fare i furbi è semplicissmo - dice - quando arrivi fai l'accredito con un documento, e vieni accompagnato ad un posto. Da questo momento in poi ti viene detto di non mostrare mai più il documento, perché per il ministero il punto cardine è l'anonimato".

Il problema è proprio qui. Non dovendo mostrare più il certidicato d'identità, "scambiarsi" il compito con un complice non è mai stato così semplice. "Una volta seduto - continua Cagnoli - ti viene consegnato il plico, al cui interno c'è il compito, un foglio bianco per segnare appunti, un foglio per le risposte ed il foglio anagrafico". "Una volta finito il compito, si viene chiamati dalla Commissione e bisogna avvicinarsi al tavolo in cui occorre depositare la scheda anagrafica. A questo punto il candidato trova 2 codici a barre identici, che sceglie casualmente da un mazzo. Ne applica uno al suo foglio risposte ed uno alla scheda anagrafica dove nel frattempo ha scritto a penna nome e cognome". "Il punto - puntualizza Cagnoli - sta nel fatto che in quel tavolo nessun membro della commissione può avvicinarsi".

Così basta che il "complice" scriva il nome del vero candidato sul suo foglio e che lo studente scriva sul suo quello del "tutor", per far si che i compiti vengano scambiati. Il gioco è fatto e il ministero beffato. Eppure nel decreto sta scritto che l'operazione va fatta "di fronte alla Commissione". "Ma l'indicazione che ci ha dato il ministero e che la commissione ha applicato alla lettera è stata di non avvicinarci". Anche se lo avessero fatto, il risultato sarebbe stato lo stesso. "Anche se si controllasse l'applicazione del codice, come si potrebbe capire che quello che si ha davanti è il "tutor" e non il vero studente, visto che non si può chiedere il documento?".

Impossibile. "E' un sistema fallato e banalmente aggirabile. Magari quest'anno in pochi l'hanno capito - conclude Cagnoli - ma se venisse riconfermato non ci sarebbe più merito".

E allora si ricomincerebbe con la trafila dei ricorsi al Tar.

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