Cronache

Omicidio Pesaro: "I due albanesi non erano soli"

Dai rilievi del Ris spunta l'ipotesi della presenza di almeno altri due complici. E il killer chiede perdono alla famiglia di Ismaele

Igli Meta e Mario Nema, gli albanesi che hanno ucciso Ismaele Lulli
Igli Meta e Mario Nema, gli albanesi che hanno ucciso Ismaele Lulli

Nuovi elementi emrgono dalle indagini sull'omicidio di Ismaele. Dopo aver scoperto che l'sms trappola sarebbe partito dal cellulare di Ambera, la ragazza contesa, adesso gli inquirenti sono convinti che il commando assassino non fosse composto da due persone ma almeno da quattro. I Ris hanno le idee chiare su questo punto. E così avrebbero ricostruito la dinamica dell'omicidio.Il ragazzo secondo gli inquirenti sarebbe stato tramortito e poi caricato in macchina. Una volta giunti in cima al colle di San Martino in Selvanera, lo hanno fatto sedere sotto la croce. Poi lo hanno legato per non farlo cadere in avanti. A questo punto, Igli, il carnefice, ha dato vita ad una sorta di "processo". Domande su domande a cui il povero Ismaele ha provato a rispondere. Poi sarebbe arrivata la confessione di quella sua simpatia per Ambera. Uno della banda dice a Igli: "Se vuoi puoi ammazzarlo". E quel punto sarebbero partiti due fendenti al collo da destra a sinitra. A quel punto i due si rendono conto di aver ferito a morte Ismaele. E lì Igli decide di porre fine alla vita di Ismaele: "Per non farlo soffrire perché respirava male, l’ho preso per la fronte mandandogli la testa all’indietro e così è morto subito".

Dopo la confessione Igli ha scritto una lettera alla famiglia di Ismaele chiedendo perdono per l'omicidio. "Sono uno dei ragazzi che ha portato la morte al vostro carissimo figlio... Spero che questa cosa che ho fatto a Ismaele mi venga fatta pagare nel peggiore dei modi che esistano", scrive Igli nella lettera.

Ma per il momento dalla famiglia di Ismaele, quel perdono che chiede Igli, non arriverà.

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