Cronache

Padova, bimbo prelevato con la forza. La polizia si scusa

Le forze dell'ordine hanno eseguito un provvedimento del tribunale, il bimbo è stato affidato unicamente al padre. Polemica per il video trasmesso da Chi l'ha visto? Manganelli: "Scuse alla famiglia"

Padova, bimbo prelevato con la forza. La polizia si scusa

La polizia preleva un bimbo di dieci anni davanti a scuola, sotto gli occhi scioccati dei compagni e tra le grida del piccolo. Il video del "rapimento", trasmesso ieri sera da Chi l'ha visto? e rilanciato oggi da tutti i media, ha scatenato una bufera di dichiarazioni e accuse. Un pugno nello stomaco nella sensibilità del Paese e delle istituzioni. E' successo a Cittadella, in provincia di Padova, ed è un fatto che ha dell'incredibile. Un ordine del tribunale di Venezia aveva stabilito che il bambino dovesse essere affidato al padre, che deteniene unicamente la piena potestà.

Prima dell'intervento della polizia pare che ci fossero stati diversi tentativi, tutti andati a vuoto perché il bambino alla vista degli assistenti sociali riusciva sempre a scappare o nascondersi. La polizia è intervenuta di prima mattina, alle otto circa, e sotto la supervisione del padre ha prelevato con la forza il bambino per portarlo in una comunità indicata dall’autorità giudiziaria.

Alla vista degli agenti i nonni materni e la madre, che avevano accompagnato il piccolo a scuola, si sono avventati contro i poliziotti, mentre il piccolo è riuscito a scappare. Rincorso da alcuni agenti è stato poi recuperato e portato via bruscamente dalle braccia della madre.

Oggi la madre davanti alle telecamere di Mattino Cinque ha sottolineato di aver cercato -inutilmente- di incontrare il figlio in comunità (guarda il video). "Mio figlio è stato portato in comunità perchè‚ la Corte d’Appello ha emesso il decreto sulla base del fatto che al bambino era stata diagnosticata la PAS". Con questo acronimo si indica una particolare sindrome da alienazione genitoriale. Secondo i giudici la madre avrebbe influenzato negativamente le opinioni del bimbo nei confronti del padre, mettendo in pratica una sorta di "lavaggio del cervello". Anche il nonno paterno ha espresso la sua rabbia: "Spero che si riesca a liberare il bambino perchè la cosa che mi fa più male è sapere che è rinchiuso in una casa famiglia con persone che ci impediscono di vederlo".

Totalmente diverso il punto di vista del padre: "Ho salvato mio figlio e ora sta bene, è sereno.Ho pranzato, giocato alla playstation e poi cenato con lui e l’ho messo a letto. Era anni che non lo facevo ed è stata una bella emozione". Lo stesso ha inoltre aggiunto che sia la madre del bambino sia i nonni gli hanno sempre impedito di vedere il figlio.

Intanto la vicenda è subito rimbalzata dai giornali alle aule del parlamento. I presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, hanno chiesto urgenti e tempestivi chiarimenti al capo della polizia. Immediata la risposta di Antonio Manganelli che ha disposto un'inchiesta interna per chiarire le dinamiche della vicenda, esprimendo "profondo rammarico" per gli avvenimenti.

La questura di Padova, finita nell'occhio del ciclone, si difende: "Il nostro supporto - spiega il questore Vincenzo Montemagno - è stato richiesto dall’autorità giudiziaria che ha dato facoltà al padre del bambino di richiedere l’intervento della forza pubblica per eseguire il provvedimento di affidamento disposto dal Tribunale".

La bufera mediatica ha smosso anche Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, che invoca "una riforma della giustizia minorile", ma alle sue parole hanno eco quelle del capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile, Caterina Chinnici,che si dice convinta dell'efficienza del sistema giudiziario.

Tutte le autorità hanno assunto l'impegno di fornire nel più breve tempo possibile risposte certe a quelle immagini che hanno sconvolto un intero Paese.

Nel frattempo rimane una sola certezza: non è accettabile che un innocente sia sottoposto a una simile "tortura psicologica".

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