Cronache

Padova, il Viminale espelle un imam: inneggiava ad Abu Bakr al Baghdadi

Il cittadino, di origini marocchine, è stato allontanato dal territorio nazionale per ragioni di sicurezza. Nel 2018 la moglie lo aveve denunciato per maltrattamenti e lesioni perché si rifiutava di indossare il niqab

Padova, il Viminale espelle un imam: inneggiava ad Abu Bakr al Baghdadi

Era considerato pericoloso perché, in più di un'occasione, avrebbe inneggiato pubblicamente al leader dello stato islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, anche tramite il proprio account Facebook. Da lì la decisione di espellerlo dal territorio nazionale. Così, in queste ore, un imam di origini marocchine di 41 anni, residente a Padova e legato al luogo di culto "Al Hikma", è stato allontanato con decreto del ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, per motivi di sicurezza. A riferirlo è una nota del Viminale.

I video di propaganda

Il 41enne era indagato per aver espresso apprezzamenti allo Stato islamico e sostegno ai jihadisti che stavano combattendo in Siria. In base a quanto ricostruito dalle forze dell'ordine, sarebbe stato documentato come l'imam marocchino non avesse avuto timore nel condividere, in più occasioni, sul suo profilo Facebook, anche diversi video di propaganda fondamentalista oltre all'ammirazione conclamata per i miliziani di Daesh.

La denuncia per maltrattamenti

Nel 2018, la moglie dell'imam 41enne, anche lei di origini marocchine, lo aveva denunciato per maltrattamenti e lesioni, tutte dovute alle percosse subite ogni volta che la donna rifiutava di indossare il niqab, il velo integrale che copre ogni parte del corpo femminile per la tradizione islamica.

Il rimpatrio

L'uomo è stato rimpatriato dalla frontiera aerea di Bologna per Casablanca, in Marocco. Quello dell'imam residente a Padova è il primo allontanamento nel 2020 di un soggetto ritenuto pericoloso per la sicurezza dello Stato. Con lui, salgono a 462 le espulsioni dal 2015 a oggi, di cui 98 nel 2019 e 126 nel 2018

L'altro caso a Grosseto

Secondo quanto riportato da Ansa, nell'aprile del 2019, l'imam della comunità islamica di Grosseto, era stato prelevato dalla sezione antiterrorismo della Difos e accompagnato al Cie di Torino per essere poi espulso il giorno seguente. Zejnullah Sadiki, albanese di etnia macedone, era già noto perché, quando nel 2015, in provincia di Grosseto venne scoperta una cellula jihadista, emerse anche che aveva soggiornato insieme a Maria Giulia Sergio, nota per essere stata la prima foreign fighter italiana che partì per la Siria per poi arruolarsi con lo Stato islamico. A dare notizia del proprio allontanamento, in quel caso, era stato l'imam stesso che, sul suo profilo Facebook, aveva scritto: "Sono stato prelevato perché sono una persona pericolosa per lo Stato italiano in quanto imam sempre più radicale e perché frequento molti centri islamici.

Ma se c'è ancora giustiza nello stato italiano tornerò".

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