Cronache

Parma, Manenti in manette: "Reimpiego di capitali illeciti"

Il patron del Parma Calcio accusato di reimpiego di capitali di provenienza illecita. L'arresto rientra in una maxi operazione: 22 persone in manette

Parma, Manenti in manette: "Reimpiego di capitali illeciti"

Ventidue arresti e sessantacinque perquisizioni. La polizia tributaria di Roma ha messo a segno una maxi operazione in tutta Italia per una serie di reati che vanno dal peculato alla frode informatica al riciclaggio e all’autoriciclaggio. Tra gli arrestati ci sono anche il patron del Parma Calcio Giampiero Manenti, accusato di reimpiego di capitali di provenienza illecita, e diversi dipendenti della Ragioneria di Stato. La stessa sede romana della Ragioneria di Stato è stata perquisita in mattinata dalle Fiamme Gialle.

"Ottimo dai, praticamente ce lo ricompriamo noi il Parma", dice in una conversazione intercettata il 13 febbraio Angelo Augelli parlando col socio Adelio Zangrandi. I due sono stati arrestati insieme a Manenti. Dalle parole di quelli che sono i capi della banda a cui si era rivolto il patron del Parma avevano progetti a lungo termine per il club. Come spiegato dal procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino, il gruppo criminale sgominato dalla Guardia di Finanza ha tentato di mettere a disposizione di Manenti 4,5 milioni di euro attraverso "provviste finanziarie su carte di credito clonate attraverso l’uso delle somme in operazioni commerciali come sponsorizzazioni, gadget e abbonamenti allo stadio". L’operazione di riciclaggio non è andata a buon fine per problemi tecnici e a quel punto sono intervenuti i finanzieri. "Ogni giorno prendiamo bastonate in faccia come tifosi, città, squadra - tuona il capitano del Parma Alessandro Lucarelli - mi auguro che prima o poi tutto questo finisca perché onestamente non ne possiamo più". L'arresto di Manenti è un altro, durissimo colpo al già travagliato Parma sull'orlo del fallimento.

L'indagine ha permesso di far luce su oltre 20 milioni di euro di fondi pubblici. Destinati a interventi nella città di Palermo attraverso una Gestione Fuori Bilancio (Gfb) sono stati deviati su conti correnti privati, tra gli altri anche del liquidatore della stessa gestione e di un funzionario della Ragioneria generale dello Stato. "Neppure un euro è stato destinato alle finalità del fondo - ha detto Prestipino - Oltre 20 milioni sono stati distratti su strade diverse da quelle istituzionali".

Per questa tranche sono stati arrestati il liquidatore, il fratello consulente finanziario, un alto funzionario della Ragioneria generale dello Stato e altri due controllori "infedeli" della stessa istituzione.

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