Coronavirus

Perché l'indice Rt ora conta meno: "rivoluzione" nel calcolo dei casi

Il boom di casi asintomatici potrebbe cambiare le carte in tavola. L’Rt è infatti calcolato sui casi sintomatici

Perché l'indice Rt ora conta meno: "rivoluzione" nel calcolo dei casi

Il fatto che ultimamente ci siano molti soggetti asintomatici potrebbe far decadere l’importanza del famoso Rt. L’indice di trasmissione è infatti calcolato solo sui casi sintomatici e potrebbe quindi sottostimare, anche se di poco, la reale trasmissibilità del virus. A mettere in guardia è l’Istituto superiore di Sanità.

Rt può sottostimare la realtà

Come si legge oggi nell’aggiornamento del bollettino settimanale sull’evoluzione dell’epidemia, "in questo particolare momento dell'epidemia, l'indice di trasmissione calcolato sui casi sintomatici, pur rimanendo l'indicatore più affidabile a livello regionale e confrontabile nel tempo per il monitoraggio della trasmissibilità, potrebbe sottostimare leggermente la reale trasmissione del virus a livello nazionale. Pertanto l'Rt nazionale deve essere sempre interpretato tenendo anche in considerazione il dato di incidenza".

L'indice di trasmissione nazionale calcolato al 18 agosto sui soggetti sintomatici e riferito al periodo 30 luglio-12 agosto 2020 è pari a 0.83, con un margine 0.67-1.06. Questo dato non è però del tutto attendibile neanche localmente. Il dato in questione indica che, togliendo i casi asintomatici trovati mediante screening o attraverso tracciamento dei contatti, e dei casi importati da paesi esteri, il numero dei casi sintomatici registrati in Italia è rimasto invariato nelle ultime settimane. Nel documento viene sottolineato inoltre che “quando il numero di casi è molto piccolo, alcune Regioni/PPAA possono presentare temporaneamente stime con valore medio Rt1 a causa di piccoli focolai locali che incidono sul totale dei casi, senza che questo rappresenti necessariamente un elemento preoccupante".

La maggioranza dei casi scoperta grazie a tracciabilità e screening

Il 63,8% dei nuovi positivi al virus, diagnosticati nel periodo compreso tra il 3 e il 16 agosto è stato scoperto grazie a una intensa attività di indagine, all’identificazione dei contatti dei malati e allo screening. Dei rimanenti positivi, il 31,2% del totale é stato identificato perché presentava sintomi riconducibili al coronavirus, oppure, come nel restante 5% perché non è stata riportata la ragione dell’accertamento diagnostico. Dalla metà di giugno, come riportato nel bollettino dell’Iss, vi è stato un aumento di nuovi soggetti positivi dovuti a importazione dall’estero, anche se la maggioranza dei nuovi contagiati ha contratto il virus localmente.

Dal 3 al 16 agosto sono stati segnalati 779 casi in soggetti italiani rientrati da periodi di soggiorni esteri e rappresentano solo il 27,2% del totale.

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