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Perché non è finita

Perché non è finita

In queste ore Forza Italia compie 25 anni. Per un quarto di secolo il partito fondato da Silvio Berlusconi non solo è stato l'ago della bilancia della politica italiana, ma ne ha determinato un tale cambiamento formale e sostanziale che gli storici divideranno la storia recente del Paese in «prima» e «dopo» il suo avvento.

Il 1994 rappresentò una rivoluzione paragonabile soltanto a quella uscita dalle urne del 4 marzo. Anche allora il vento soffiò teso e a sorpresa alle spalle del nuovo che si candidava a sostituire di botto l'esistente, ma l'analogia tra Forza Italia-Berlusconi e Di Maio-Cinque Stelle-Salvini-Lega finisce lì. Forza Italia, sia pure con qualche goffo inciampo iniziale, si pose da subito come forza di governo responsabile nei confronti degli equilibri nazionali e internazionali. A differenza infatti dei Cinque Stelle partito in mano a un comico e a due disoccupati Forza Italia è stata fondata da un costruttore, per di più di grande esperienza. Per definizione un costruttore costruisce e non distrugge, include e non divide, sa che cosa può stare in piedi e cosa invece, pur piacendo al momento, non può avere lunga vita. È vero. Forza Italia non ha fatto tutto ciò che aveva promesso, ma neppure una volta ha fatto il suo contrario né ha permesso che altri lo facessero, come invece in questi mesi è capitato sia a Di Maio che, in misura minore, a Salvini.

Non è il suo unico merito: ha fermato la sinistra, sdoganato la destra e la Lega, portato l'Italia ad avere un ruolo tra i grandi del mondo. Anche per questo il suo leader ha dovuto vedersela con un accanimento giudiziario senza precedenti.

La sfortuna di Forza Italia è stata superiore ai suoi errori. Si è trovata a gestire le due grandi crisi mondiali, sia economiche sia sociali, di inizio secolo: l'attacco alle Torri Gemelle del 2001 e il tonfo della finanza del 2008.

E non ha mai, per 25 anni, incrociato in maggioranza l'elezione di un presidente della Repubblica. Cosa che l'ha costretta a dover fare i conti con due arbitri a lei platealmente ostili, Scalfaro e Napolitano, più uno non certo amico (Ciampi).

Recriminare, come noto, non serve, ma tutto questo non può essere dimenticato, tanto meno cancellato con sufficienza come se non fosse mai avvenuto.

Visto cosa hanno combinato in questi anni le sinistre quando sono state al governo e visto cosa stanno imbastendo questi «nuovi», possiamo dire con certezza e orgoglio che senza l'avvento di Forza Italia oggi saremmo un Paese peggiore, e tutto indica che avanti così presto lo diventeremo.

Le forze radicali quale per esempio è stata la Lega per il centrodestra - sono importanti, alcune loro istanze condivisibili, ma per non andare a sbattere hanno bisogno di un bilanciamento, a volte anche solo di essere richiamate al banale buon senso.

Per anni Forza Italia ha svolto questo fondamentale ruolo, con alterne fortune ma sempre impedendo pericolose derive dalla strada maestra che voleva portare a un modello di Paese liberale, solidale, moderno.

In questo momento non è più così, ne prendiamo atto. Il che non significa, lo ricordo alla sua classe dirigente, che non sarà mai più così. L'Italia di Forza Italia esiste, oggi e sempre. Non mi pare che sul breve-medio periodo qualcuno degli attori in campo e direi neppure in tribuna possa sostituire la sua offerta. Almeno non per chi ama le libertà, da quella economica a quella imprenditoriale, da quelle personali a quelle culturali.

Per cui auguri Forza Italia e grazie presidente Berlusconi di averla pensata 25 anni fa e di non averla chiusa al primo cambio di vento.

La strada è ancora lunga.

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