Cronache

Picchia un poliziotto: "È profugo, niente cella"

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Picchia un poliziotto: "È profugo, niente cella"

Strano Paese. C'è una professoressa che festeggia su Facebook la morte di un carabiniere ucciso con dodici coltellate, ci sono i giornali che processano i carabinieri per aver bendato l'assassino di uno di loro invertendo i ruoli di vittime e carnefici. E ci sono - è notizia di ieri - giudici che non mandano in carcere uno che ha menato dei poliziotti perché «essendo profugo» ha diritto alle attenuanti e a rimanere a piede libero.

Carabinieri e poliziotti come carne da macello. Se non hanno il rispetto dei professori cui è demandata l'educazione dei nostri figli, degli opinionisti che dovrebbero indirizzare il sentire dell'opinione pubblica e dei magistrati che agiscono «nel nome del popolo italiano» perché mai delinquenti e spacciatori dovrebbero fermarsi a un loro alt.

Il politicamente corretto sta distruggendo anche una delle poche cose - le nostre forze dell'ordine - che al netto delle inevitabili mele marce, immancabili in ogni ambito, resistevano pur se a fatica al degrado delle istituzioni.

Non sto dicendo che se un carabiniere sbaglia non debba pagare. Dico che ci vogliono pesi corretti nel valutare le vicende. In quella di cui stiamo parlando, la benda agli occhi di un sospettato di omicidio è questione marginale. E mi meraviglia che tra chi la pone invece, non senza enfasi retorica, come prioritaria per «una questione di civiltà» ci sia anche chi rivendica il diritto di sparare a vista al primo che varca non autorizzato una sua proprietà.

Le forze dell'ordine devono comportarsi civilmente, è ovvio. Ma per favore, non facciamo i moralisti: fare la guerra ai cattivi è un lavoro «sangue e merda» (come Rino Formica diceva della politica) non fioretto e galateo. Se poi il «sangue» è quello reale di un tuo fratello d'armi ci sta che ti vada alla testa e ti faccia non torturare ma bendare per un attimo un arrestato senza apparente motivazione logica.

E puniamolo 'sto carabiniere bendatore, così saziamo la sete di giustizia dei pantofolari garantisti con gli assassini ma non con lui. Però vorrei altrettanta severità con chi ai carabinieri e ai poliziotti gli sputa e gli mena, a maggior ragione se parliamo di un ospite non desiderato ma in qualche modo mantenuto. Il comandante generale dei Carabinieri ieri ha chiesto di non sferrare la dodicesima coltellata di questa vicenda. Non parlava ai delinquenti ma a tutti noi assetati di sangue mediatico.

Ascoltiamo.

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