Cronache

Polveri di diossina Ilva a Manduria, timori per il Primitivo

Gli ambientalisti denunciano, ma non c'è nulla di concreto. Confagircoltura: "Fare subito chiarezza"

Polveri di diossina Ilva a Manduria, timori per il Primitivo

La notizia è scoppiata come una bomba in una terra già duramente provata dall'inquinamento. E ha generato timori. Nel 2005 polveri alla diossina dell'Ilva sarebbero state smaltite come rifiuti nel territorio di Manduria, in provincia di Taranto: la patria del Primitivo.

A darne notizia, durante un'assemblea sui temi ecologici il leader del movimento Peacelink, Alessandro Marescotti, che già fece balzare agli onori della cronaca l'inquinamento industriale del capoluogo pugliese. Marescotti avrebbe attinto la notizia da un operaio dell'Ilva addetto al riempimento dei sacchi con i rifiuti alla diossina. Ma finora non c'è alcun riscontro che possa confermare il fatto.

La polvere è quella che fuoriesce dai filtri del camino E312 dello stabilimento siderurgico, il più lungo d'Europa finito nel mirino dell'inchiesta sul disastro ambientale che portò nel 2012 al sequestro della fabbrica.

La notizia ha destato allarme nel mondo soprattutto delle produzioni agricole. A prendere posizione il presidente di Confagricoltura della provincia di Taranto Luca Lazzaro che chiede chiarezza: “In gioco c'è una terra sana e produttiva che è diventato un brand d'eccellenza grazie al Primitivo” ha dichiarato in una nota.

Appena una settimana fa venti milioni di litri del Primitivo di Manduria sono stati raccolti dalla vendemmia, pronti per la distribuzione in 25 milioni di bottiglie.

“Un'annata a cinque stelle”, è stata considerata quella del 2016 da Roberto Erario, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria. E' previsto che il prodotto vinicolo quest'anno, oltre che in Canada e nel resto d'Europa, sbarcasse anche in Cina. Ma occorre sgomberare il campo da ogni equivoco.

L'inchiesta sul presunto traffico di polvere di diossina dall'Ilva al territorio manduriano è stata portata anche in Parlamento. “A Manduria non esistono siti idonei ad accogliere rifiuti di quel tipo” ha sottolineato nel suo atto il senatore salentino Dario Stefano.
Le preoccupazioni sono rivolte non solo non solo alla produzione di vino, ma anche a quella di cibo biologico della zona. Se il terreno fosse contaminato, lo sarebbero anche la frutta e la verdura.



Una cosa è certa: a Manduria si vuol sapere in fretta la verità.

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