Cronache

Pop Vicenza, la rabbia dei soci: "Non deve finire così"

Rabbia e delusione tra i soci della Popolare di Vicenza: "Azioni carta straccia, non finirà così"

Pop Vicenza, la rabbia dei soci: "Non deve finire così"

“Era la museta, il salvadanaio, la nostra Popolare”: è più rassegnazione che rabbia quella dei circa 800 soci risparmiatori della Banca popolare di Vicenza che hanno visto le loro azioni in cui avevano investito i soldi di una vita diventare carta straccia. Sono tutti qui, in un cinema nel centro di Vicenza a due passi da palazzo Thiene, la storica sede palladiana della BpVi. Li ha convocati l’associazioni “Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza” che in pochi mesi ha riunito 650 soci, 100 solo nella mattinata di quest’ultima assemblea. “Andremo avanti” dice il presidente Luigi Ugone, “vogliamo la messa in mora della banca e l’azione di responsabilità. Qui c’è gente che ha fatto sacrifici per risparmiare, per la propria casa, la propria impresa, per i figli. Non deve finire così”. Non sono solo parole. L’associazione ha ingaggiato una squadra di avvocati per venire incontro alle esigenze di questo popolo della Popolare, che non può essere tutelato da una class action ma da altri percorsi legali.

“L’obbiettivo- chiarisce Riccardo Federico Rocca, dell’omonimo studio legale milanese- è giungere alla dimostrazione che le informazioni fornite dalla BpVi per far sottoscrivere le azioni erano false. Inoltre bisognerà quantificare il risarcimento come differenza tra il prezzo realmente pagato per ogni singola azione e quello che sarebbe stato giusto pagare”. Si distribuiscono i moduli, la gente sta in piedi o si siede per terra, le poltrone in platea e in galleria sono tutte occupate. Imprenditori, pensionati, dipendenti, giovani e meno giovani. In giacca e cravatta, in jeans, con la polo o la camicia buona. Il popolo della popolare si sente anzitutto tradito. In molti avevano un rapporto personale con i direttori delle filiali e con gli impiegati, si sentono traditi dalla “loro” banca, quella che era stata dei genitori ed è magari diventata dei figli. Altri avevano sentito puzza di bruciato e avevano cercato di vendere le loro azioni, senza riuscirci: sono i cosiddetti “scavalcati”. Hanno remora a dire quanto hanno perso, per un’antica dignità delle genti venete per cui il truffato si sente quasi in colpa. Ma sono qui, perché no, non può finire tutto con la carta straccia in mano e chi s’è visto s’è visto. Preoccupano anche gli effetti futuri dello tsunami bancario: “Ci sono crediti che dovranno rientrare- chiarisce l’economista Fabio Lugano- non solo dalle famiglie ma soprattutto dalle imprese. Ci potrebbero essere ricadute nella sola provincia di Vicenza per 3 miliardi di euro. Il 7% dell’intero Pil del Veneto”. Boom! In questo cinema di Vicenza c’è la solitudine di cittadini più o meno ignorati dalle istituzioni, blanditi con scarso successo dalla politica, senza fiducia nello Stato, che cercano di organizzarsi e di venire a capo dell’intricata matassa. Dentro questo cinema c’è la seconda fase di un attacco al cuore dell’Italia: dopo la manifattura ora tocca al risparmio delle famiglie e delle imprese che, nonostante tutto, resta altissimo. In definitiva in quel cinema c’è parte del nostro smarrimento e insieme della nostra voglia di risollevarci. Palla al centro, si gioca Vicenza-Entella, campionato di serie B. La mitica “Lanerossi” dovrebbe salvarsi. Ma per i soci inizia un altro campionato, molto più difficile.

La partita è appena cominciata.

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