Cronache

Povero Dante, Taiwan gli porta via la casa di Beatrice

Povero Dante, Taiwan gli porta via la casa di Beatrice

Chissà a quale girone infernale condannerebbe i suoi concittadini, il sommo Dante, sapendo che il luogo natale della sua amata Beatrice è stato venduto a una società taiwanese che intende realizzarvi appartamenti e negozi di lusso per i turisti.

Accade a Firenze, dove nel giro di un paio d'anni si dovrebbe concludere l'operazione finanziaria che porterà lo storico Palazzo Portinari Salviati - un edificio del '400 con affreschi e opere d'arte in via del Corso, nel cuore della città - nelle mani di una società immobiliare asiatica, pronta a mettere sul piatto i 35 milioni necessari a rilevarne la proprietà. Finora i grandi gruppi finanziari delle tigri asiatiche - Taiwan, Sud Corea, Singapore e Hong Kong - avevano fatto incetta «solo» di aziende del made in Italy, dai brand di moda alle squadre di calcio, ma con questa mossa mettono le mani anche su monumenti e luoghi di pregio del patrimonio storico artistico italiano.

Certo, finora Palazzo Portinari Salviati non ha goduto dello stesso appeal turistico della casa natale di Dante o della chiesa di Santa Margherita dei Cerchi, dove pare che il poeta incontrò per la prima volta la sua musa: basti pensare che, dopo avere ospitato tra le sue mura anche Giovanni dalle Bande Nere e il figlio Cosimo che diventò primo Granduca di Toscana, l'edificio nel recente passato era diventato sede della Banca Toscana. Al portone di via del Corso mai alcuna folla di turisti, nelle sue sale ben pochi innamorati in cerca di suggestioni romantiche, insomma. Nonostante i suoi gloriosi trascorsi il palazzo - cinque piani di proprietà della società immobiliare Sansedoni, controllata dalla Fondazione Mps e partecipata anche da Banca Mps - era stato messo in vendita un anno fa tramite l'advisor Jll.

Al migliore offerente sono state proposte non solo le mura, a due passi da Santa Maria del Fiore e dalla cupola del Brunelleschi: la vendita dell'ex casa natale della «divina» Beatrice comprende tutto ciò che si trova all'interno, ossia soffitti in legno, camini monumentali e ricche testimonianze del suo passato. Adesso si volta pagina: entro metà settembre si concluderà la prima parte della vendita, che sancirà l'inizio un nuovo capitolo per uno dei luoghi più significativi di Firenze.

Già, perché al di là dell'avere dato i natali a Beatrice Portinari, la storia del palazzo è legata a doppio filo a quella del capoluogo toscano e alla sua stessa identità. In origine era una delle case di proprietà del banchiere Folco Portinari, poi fu acquistato da Jacopo Salviati, marito di Lucrezia de' Medici, e successivamente dal notabile Bramante Lazzeri. Durante gli ulteriori passaggi di proprietà - la famiglia Ricciardi Serguidi, la Cassa di Risparmio, i Padri Scopoli e la Banca di Credito Toscano - nel palazzo di via del Corso abitarono personaggi celebri dell'epoca e persino un re, Federico IV di Danimarca, mentre negli anni in cui Firenze fu capitale d'Italia Palazzo Portinari diventò sede del ministero di Grazia e giustizia. Nel corso del tempo, inoltre, al suo interno l'edificio custodì opere di Donatello, Verrocchio, Cellini, Andrea del Sarto e del Bronzino.

Chi oggi già si straccia le vesti, in città e su Facebook, non deve però dimenticare che già da quando l'edificio venne messo in vendita fu specificata l'esistenza di un progetto di riconversione che chiariva cosa sarebbe diventata l'ex casa natale di Beatrice, ossia una filiale bancaria, uffici e circa 40 appartamenti di lusso, oltre all'ipotesi - al momento rimasta tale - di realizzare nel piano interrato ben 47 posti auto. Ad attrarre gli investitori taiwanesi e a convincerli a sborsare 35 milioni dev'essere stata anche la descrizione del palazzo, ma ai tycoon asiatici non sembra avere fatto particolare effetto la circostanza «dantesca» rispetto all'appeal di «una location unica, incastonata nel cuore di uno dei centri storici più amati al mondo - si legge nella presentazione dell'edificio - e al centro della vita e della quotidianità cittadina».

Tra negozi e appartamenti, oggi a casa sua Beatrice non si sentirebbe esattamente a suo agio.

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