Cronache

Prescrizione, la ricetta di Davigo fa arrabbiare gli avvocati

Le proposte del magistrato per riformare la prescrizione non piacciono agli avvocati. E scoppia la polemica "forense"

Prescrizione, la ricetta di Davigo fa arrabbiare gli avvocati

Scoraggiare i ricorsi in appello e rendere responsabili gli avvocati. Sono due delle proposte avanzate da Piercamillo Davigo per riformare la giustizia italiana, prescrizione compresa.

Il presidente della II Sezione Penale presso la Corte suprema di cassazione e membro togato del Consiglio superiore della magistratura, intervistato da Il Fatto Quotidiano, ha sciorinato la sua ricetta. Ricetta che parte dall'esempio francese, visto che i cugini d'oltre Alpe hanno abolito il divieto di "reformatio in peius in appello". In soldoni, se vieni condannato e ti appelli, può arrivarti una condanna più alta. In Italia, invece, questa cosa non è possibile. "Questa cosa, qui da noi, incentiva tutti a provarci: mal che ti vada, non rischi niente, anzi non vai in carcere e magari ti prendi pure la prescrizione. Perché non dovrebbero tentare? Perciò qui patteggiano in pochissimi e negli Usa quasi tutti: lì, se l'imputato si dichiara innocente, sceglie il rito ordinario e poi si scopre che era colpevole, lo rovinano con pene così alte che agli altri passa la voglia di provarci. In Italia puoi patteggiare senza dirti colpevole e poi financo ricorrere in Cassazione contro il patteggiamento che hai concordato", il Davigo-pensiero.

Un pensiero, però, che non piace affatto agli avvocati. Giovanni Malinconico, presidente dell'Organismo congressuale forense, ha così commentato all'Adnkronos le uscite del magistrato: "Le proposte di Davigo sono un intervento a gamba tesa ed è un'aberrazione che un componente togato dell'organo di autogoverno della Magistratura interferisca con scelte normative, peraltro usufruendo di un organo di stampa".

Il presidente dell’Ocf rincara la dose: "Il discorso di Davigo è un racconto giustizialista che avvalora la concezione della giurisdizione come potere, non sistema di tutele per i cittadini". A Malinconico ha fatto eco Antonino Galletti, presidente del Consiglio degli avvocati di Roma: "La ricetta di Davigo si risolve in una formula molto semplice ed inaccettabile: ridurre i diritti e le garanzie per abbreviare i processi". E aggiunge: "L'avvocatura si oppone a qualunque visione che individua nell'uomo libero un potenziale colpevole ancora da scoprire".

Ma le idee di Davigo non si esauriscono alla "Reformatio in peius", anzi. Il magistrato suggerisce il reato di oltraggio alla Corte per tutti quegli imputati che cercando far perdere tempo alla corte: "Basterebbe consentire al giudice di valutare anche le impugnazioni meramente dilatorie per aumentare la pena".

Dulcis in fundo, un'altra stretta: "Fosse per me, rivedrei anche il patrocinio gratuito a spese dello Stato per i non abbienti, perché quella del abbienza è una categoria fantasiosa, perché molti imputati risultano nullatenenti.

Così lo Stato paga i loro avvocati a piè di lista per tutti gli atti compiuti, e quelli compiono più atti possibile per aumentare la parcella…".

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