Cronache

Processo escort, Tarantini condannato a 7 anni e 10 mesi

L’imprenditore Gianpaolo Tarantini è stato condannato a 7 anni e 10 mesi a conclusione del processo sul traffico di escort presso le residenze dell’ex premier Silvio Berlusconi

Processo escort, Tarantini condannato a 7 anni e 10 mesi

Il tribunale di Bari ha condannato a 7 anni e 10 mesi Gianpaolo Tarantini. L'imprenditore era accusato di reclutamento, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, a vario titolo insieme ad altre sei persone. La pena richiesta era stata di 8 anni. Il processo verteva sulle 26 giovani donne portate dall’imprenditore barese Tarantini nelle residenze dell’allora premier, Silvio Berlusconi, tra il 2008 e il 2009.

Al pierre milanese Peter Faraone sono stati inflitti 2 anni e 6 mesi, a Massimiliano Verdoscia 3 anni e sei mesi, 16 mesi a Sabina Began. Il tribunale ha escluso la sussistenza del reato di associazione a delinquere. Per Claudio Tarantini, fratello di Gianpaolo, è stata invece disposta l’assoluzione, come chiesto dall’accusa. Assolte anche Francesca Lana e Letizia Filippi.

Alcuni avvocati difensori stamani hanno ribadito la richiesta alla Corte, già fatta alla scorsa udienza, di invio delle carte del processo alla Corte costituzionale affinché sia dichiarata illegittima la legge Merlin. La Corte ha respinto le eccezioni: qualora le avesse accolte, la sentenza sarebbe stata sospesa e le carte del processo inviate alla Corte Costituzionale.

Accanimento

La seconda sezione penale del tribunale di Bari ha trasmesso gli atti, a una procura da individuare, relativamente a Berlusconi (che non era imputato nel processo), con l’ipotesi di accusa di intralcio alla giustizia. Atti alla procura, con l’ipotesi di reato di falsa testimonianza, nei confronti di alcune ragazze: Vanessa Di Meglio, Sonia Carpentone, Roberta Nigro, Ioana Visan, Barbara Montereale e Dino Mastromarco, quest’ultimo ex autista di Tarantini.

Sfogo della D'Addario

"Non mi resta che il suicidio, ditelo", ha detto Patrizia D’Addario dopo la lettura della sentenza, in cui il tribunale di Bari non ha riconosciuto alcun risarcimento dei danni alle parti civili, tra cui la stessa D’Addario.

Fuori dall’aula la donna ha pianto davanti
alle telecamere spiegando che si aspettava un risarcimento dei danni.

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