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Quando Grillo urlava: Matteo bugiardo e ladro

Quando Grillo urlava: Matteo bugiardo e ladro

Le bugie hanno le gambe corte, in compenso la rete ha una memoria lunghissima. In questi giorni tumultuosi per il Carroccio, i Cinque Stelle fanno i pesci in barile. Abbozzano frasi che dicono tutto e niente. Nicchiano. Parlano d'altro. Sono in imbarazzo. E c'è da capirli: come fa il movimento più giustizialista in circolazione a diventare improvvisamente garantista con il proprio alleato di governo? Quando scoppiò il caso Belsito, il governo gialloverde era fantapolitica difficilmente ipotizzabile e, cercando in rete, si scopre che i Cinque Stelle non trattarono il Carroccio con le stesse cautele di oggi. «Padania ladrona (...)

( ...) la Tanzania non perdona» è il sobrio titolo di un articolo pubblicato da Grillo sul suo blog nel gennaio del 2012, poco dopo lo scoppio dello scandalo. «Chissà perché proprio la Tanzania? I leghisti gli immigrati non li vogliono, ma fanno emigrare i soldi dei rimborsi elettorali. Cosa può fare un partito come la Lega con milioni di euro di finanziamenti pubblici? Investirli in Btp per aiutare il Paese a risollevarsi dal debito pubblico di cui è diretta responsabile o, piuttosto, in fondi esteri? La seconda». Grillo nel 2012 aveva già emesso la sua sentenza, senza appello. Ma il bubbone dell'affaire dei fondi africani non è mai andato giù al comico genovese. Lo scorso ottobre, siglato l'accordo elettorale del centrodestra, Grillo tornava all'attacco: «Matteo Salvini è un traditore politico. Oggi ha perso definitivamente qualsiasi tipo di credibilità. La sua Lega Nord, dopo gli scandali degli investimenti in Tanzania e dei diamanti comprati da Belsito con i soldi pubblici, era arrivata al 3%. Per risollevarsi Salvini in questi mesi ha fatto un lavoro sporco: ha copiato i temi del Movimento ed ha iniziato una finta campagna elettorale contro il sistema dei partiti. Ma è tutto un bluff. Urlavano Roma ladrona e, oltre a non tagliarsi mai lo stipendio, si sono intascati 180 milioni di euro di finanziamento pubblico ai partiti (di cui 48 milioni utilizzati in maniera illecita)». Il 10 dicembre 2014, in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, andava oltre e puntava il dito contro il leader padano: «Quei soldi rubati sono andati anche a maglioncino nella notte (il nome in quel periodo affibbiato dal comico a Salvini)».

Ma lo scambio di gentilezze tra 5 Stelle e Salvini è infinito, vi proponiamo un piccolo florilegio di qualifiche appioppate al leader leghista nel corso degli anni: ladro, razzista, impresentabile, piccolo uomo, ignorante fondamentalista, totalmente inaffidabile. E poi tutti gli hashtag ad hoc: #SALVINIBUGIARDO, #SALVINIBALLISTA, #SALVINIPROEURO, #SALVINISENZAPROFUGHINONCISASTARE. E, adesso, coerentemente, sono al governo insieme.

E Grillo tace.

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