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Quell'eterna suggestione di ringiovanire il Senato

Ah, quel vecchio sogno accarezzato per anni dal vecchio Pci: togliere al Senato qualsiasi relazione con l'età matura

Quell'eterna suggestione di ringiovanire il Senato

Ah, quel vecchio sogno accarezzato per anni dal vecchio Pci: togliere al Senato qualsiasi relazione con l'età matura la parola Senato vuole dire infatti «assemblea degli anziani» e rincorrere il voto dei giovanissimi. Ci provarono, non riuscirono e adesso quello stesso colpetto di mano lo tentano i Cinque Stelle, che contano sulla situazione di stallo di un Parlamento condannato a durare, ma sapendo bene di essere stati già bocciati dal loro stesso popolo, portando oggi in aula, alla Camera, la riforma con cui consentire il diritto di voto per il Senato ai diciottenni. Qual è il valore aggiunto (ipotetico) del voto dei giovanissimi? Sta in una vecchia battuta attribuita al premier britannico Disraeli che suona così: «Chi non è rivoluzionario a vent'anni non ha cuore, chi non è conservatore a quaranta non ha cervello». In forma ancora più sintetica: i ragazzi sono scapigliati e corrono alle barricate e dunque conquistare il loro consenso significa portarsi a casa un bel po' di voti, benché perduti fra i quarantenni, che nel frattempo hanno capito come va il mondo. Si tratta però di un sogno molto presuntuoso e anzi temerario: è vero che c'è stato un momento in cui il M5s ha goduto di una certa popolarità, specialmente a sinistra, fra i più giovani, poco ferrati in genere in storia e geografia. Ma tutti sanno che quel momento è passato. La brezza pseudo-rivoluzionaria che veniva da Dibba, re dalle molte voci sgrammaticate mai urlate del movimento, si è afflosciata. Fatte le debite proporzioni è un po' quello che accadde quando Berlinguer annunciò che «la spinta propulsiva della Rivoluzione d'Ottobre» aveva ormai problemi di erezione. E naturalmente anche Berlinguer, come prima di lui Togliatti e Longo, aveva cercato la via del cuore per arrivare ai giovani, specialmente cattolici, attraverso l'inaspettata esaltazione della virtù di Santa Maria Goretti. C'è quindi una continuità storica nell'atteggiamento che una volta fu del Pci e ora del M5s nel corteggiamento della generazione che va al voto per la prima volta e che, dunque, ha un comportamento elettorale tendenzialmente più radicale, anche estremista, che consente di riempire il carniere di chi riesce a vendere meglio un sogno politico, non importa quanto strampalato, ai confini con l'utopia. È sempre la questione dell'avere un cuore a vent'anni e un cervello a quaranta. Il Senato finora si era salvato da uno stravolgimento giovanilista, anche se è da molto tempo la Camera che tutti vorrebbero abolire. E lasciatemi dire, come Senatore «uscito dal mandato», che il Senato è bellissimo e la sola idea di distruggerlo mi sembra blasfema, perché riformarlo in modo da assolvere funzioni diverse da quelle della Camera è una cosa relativamente semplice: basterebbe assegnare al Senato dei poteri di controllo sull'esecutivo, sul programma, sulle commissioni di controllo. Invece, il M5s pensa di riformarlo e il Pd ancora una volta gli andrà dietro pur di non perdere la poltrona nel senso di concedere il diritto di eleggere senatori anche a chi è appena uscito dalla scuola secondaria. È un progetto più disperato che scellerato, perché mostra la consapevolezza dei grillini di essere condannati ormai dalla loro stessa storia, visto che il ciclo di vita in cui avrebbero dovuto dimostrare qualcosa è fiorito, senza però dimostrare nulla. Anche a sinistra questa mossa non è piaciuta affatto: «Non si possono fare riforme costituzionali a spizzichi e bocconi», è il commento più diffuso. Infatti, questa riforma, per poter passare, deve essere votata non con maggioranza semplice, ma con maggioranza assoluta, per essere poi come è appena accaduto essere sottoposta a referendum confermativo. L'iter, dunque, sarà lungo e le Camere hanno già un calendario ingolfato più dalla paralisi dovuta al Covid che dal dibattito parlamentare, ormai estinto. Inoltre, come si è già visto quando il governo è andato sotto per mancanza del numero legale, la maggioranza è nervosa, divisa e preda di quella sindrome da guerra per bande che è caratteristica delle maggioranze prive di connessione elettorale e col Paese reale. Il M5S è spaccato fra casaleggiani alleati di Dibba e il resto del partito. Non si sa quali umori corrano, su questa riformina costituzionale per l'abbassamento dell'età di voto per il Senato, all'interno del Pd, che ha un'anima comunista e una democristiana. L'ala democristiana è sempre stata tradizionalmente ostile ai colpi di mano per la conquista del voto giovanile e, dunque, ipoteticamente più radicale, mentre l'ala con il Dna del Partito comunista dovrebbe essere più favorevole. Ma sarà davvero così? Il vecchio sogno comunista di catturare i voti degli adolescenti era funzionale ad un partito che almeno in apparenza vendeva qualcosa di vagamente rivoluzionario, o comunque «di sinistra».

Ma oggi? Che cosa vende il partito di Zingaretti ai ragazzi fra i diciotto e i ventun anni? Quale sogno, sia pur simbolico? Non si sa, o meglio il Pd sa che se i Cinque stelle avessero ragione a spingere su questa riforma, sarebbe un pessimo affare per via del Nazareno.

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