L'articolo della domenica

Quell'ipocrisia "corretta" che schiaffeggia la riconoscenza

Come appari sullo schermo, che tu perda o vinca e qualsiasi imbecillità tu dica, vieni applaudito

Quell'ipocrisia "corretta" che schiaffeggia la riconoscenza

Ricordo, tanti anni fa, di essere rimasto molto colpito quando in uno dei primi quiz televisivi mi sono accorto che il pubblico applaudiva non solo il vincitore, ma anche il perdente. Adesso è diventata la regola. Come appari sullo schermo, che tu perda o vinca e qualsiasi imbecillità tu dica, vieni applaudito. A scuola si cerca di non umiliare il ragazzo con un cattivo voto, con un cattivo giudizio. All'università non viene più bocciato nessuno. Un tempo a teatro, soprattutto all'opera, il pubblico fischiava il tenore o il soprano che cantava male. Oggi tutti i cantanti, tutti i musicisti, tutti gli attori, tutti i registi sono presentati come sublimi maestri. A meno che non vengano classificati come nemici politici, nel qual caso tutto quello che fanno è sbagliato.

Noi non sappiamo più valutare con la nostra testa, essere obbiettivi, imparziali, ma ci adeguiamo al modo di pensare politicamente dominante a quello che chiamano «politicamente corretto» e che ci hanno ficcato a poco a poco nella mente gli ideologi dei partiti e i maestri del marketing delle multinazionali della comunicazione. Chi si trova fuori da questo circolo mediatico e culturale, chi ha idee diverse non viene chiamato a scrivere sui giornali, a parlare nei dibattiti televisivi e quando espone il suo pensiero in privato lo insultano. Anni fa se si accorgevano che qualcuno non parlava male di Berlusconi lo trattavano come un paria. Oggi succede a chi lo fa con Trump. Poi le cose cambiano e il gregge segue le nuove direttive.

Nella vita privata quotidiana, dove non agiscono più queste correnti collettive, noi dobbiamo usare la nostra testa, ma siamo disabituati a farlo. Così non diamo più i meriti dovuti a chi ci ha aiutato col suo sapere, con la sua intelligenza, con la sua generosità. Oggi i bambini non ringraziano i genitori, non ringraziano gli insegnanti ed anche i genitori non li ringraziano, ma vanno solo a lamentarsi con loro. E lo stesso vale per il nostro portiere, per chi ci aiuta nei lavori domestici, per l'amico che viene a trovarci. Il risultato è che siamo ingiusti verso le persone a cui dovremmo invece rispetto e riconoscenza.

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