Cronache

Tensione al confine italo-francese: migrante forza i posti di blocco

Un tunisino richiedente asilo ha sfondato due posti di blocco: uno sull'autostrada francese e uno su quella italiana, quindi ha proseguito la propria corsa verso il centro di Ventimiglia, conficcandosi nella recinzione di un cantiere

Tensione al confine italo-francese: migrante forza i posti di blocco

L’inseguimento sembrava tratto da qualche videogame, del tipo “Grand theft auto”. Una Volkswagen Polo che forza un posto di blocco francese sull’A8, per dirigersi a forte velocità verso l’Italia, dove ad attenderlo c’è la polizia di frontiera. Ma lui, anziché desistere, preme sul pedale dell’acceleratore e, con estrema freddezza, sfonda la sbarra del casello, per proseguire a folle velocità verso il centro di Ventimiglia, in provincia di Imperia.

A fermare la sua folle corsa è l’inaspettata recinzione di un cantiere, dove si schianta con l’auto, per poi proseguire, a piedi, sui binari della ferrovia a ridosso del fiume Roya. Protagonista della rocambolesca fuga è un richiedente asilo tunisino, di 24 anni, B.S., che venerdì scorso, ha seminato il panico sull’autostrada e nella periferia ventimigliese di via Tenda.

Il giovane, tra l’altro, ha rischiato di commettere una strage, in quanto l’auto si è conficcata in un punto solitamente attraversato da numerosi pedoni, diretti dall’altro capo del passaggio a livello, ma fatalità, nel momento in cui è avvenuto l’incidente, le sbarre erano chiuse e non c’era nessuno. Il tunisino, alla fine, è stato arrestato nelle ore scorse, dopo una meticolosa battuta di caccia.

Dai primi accertamenti sulla vettura, la polizia ha subito scoperto che le targhe erano false e il telaio non risultava censito nei veicoli immatricolati in Svizzera. Indagini sono in corso per ricostruire la vicenda e le motivazioni della fuga. Da una prima ispezione non è risultata la presenza di merce illegale: tipo droga o armi.

Un’ipotesi è che l’auto potesse essere utilizzata per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e che il magrebino lavorasse come passeur tra l’Italia, uno dei tanti.

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