Cronache

Il riso italiano è sotto attacco: l'arborio arriva dal Myanmar

L'allarme dei risicoltori italiani a seguito del ritorno dei dazi europei sulla pianta erbacea. La nuova minaccia arriva dal Sudest asiatico

Il riso italiano è sotto attacco: l'arborio arriva dal Myanmar

Prima l'olio tunisino, ora il riso birmano. Già, perché la nuova minaccia al mondo alimentare italiano – nello specifico quello dei risicoltori – arriva dall’altra parte del globo, dal Sudest asiatico. Ma facciamo un passo indietro. Un anno fa l'Unione Europea reintroduceva i dazi sull’importazione di riso "a chicco lungo" dalla Cambogia e, appunto, dal Myanmar (nome con il quale è noto, appunto, il Paese birmano).

Questo perché a inizio 2018 l'arrivo in massa del riso asiatico sul mercato del Vecchio Continente aveva appiattito – e di molto – quello italiano, mettendo spalle al muro e in enorme difficoltà numerosi agricoltori nostrani, azzoppati da una concorrenza al ribasso che aveva di fatto portato l'arborio italiano – come ricorda Il Sole 24 Ore – da 70 a 30 euro al quintale.

Parentesi: il riso arborio, per chi non lo sapesse, è una speciale varietà di riso molto utilizzata nella preparazione dei risotti, che prende il nome dal comune di Arborio, in provincia di Vercelli, in piena Pianura Padana, dove la tipologia di pianta erbacea è stata selezionata.

Con i dazi doganali da 17,5 euro al quintale, nel 2019, le cose sono andate meglio per i produttori italiani, ma non per questo si può abbassare la guardia, nonostante l’importazione del cosiddetto "riso indica" sia crollato del 30% nel corso dell'anno appena conclusosi. E per l’Italia, il riso, è un alimentato chiave del comparto agroalimentare. Basti pensare, infatti, al fatto che il Belpaese produca, da solo, il 50% de riso europeo, esportando il 60% della propria produzione all’estero.

Le risaie italiane rimangono in allerta per un motivo, ben spiegato al Sole dal Emanuele Occhi, responsabile del riso per Coldiretti: "L'Europa con le sanzioni ha bloccato l'arrivo del riso indica, ma il Myanmar è anche un grande produttore di varietà japonica". Dunque, di rimbalzo, ecco l’attacco all’Ue – e all’Italia – sull’arborio

Così, una volta bloccato il riso lungo, ha riversato verso la Ue tutto il suo arborio; quello italiano ha iniziato a calare di costo e dai cinquanta euro ogni cento chilogrammi, siamo già arrivati a quaranta. Occhi, sempre al Sole, racconta infatti che l’import di riso "japonica" dal Myanmar è cresciuta del 300%. In tutto questo il governo è andato a tirare per la giacchetta la Commissione Ue e il ministro dell’Agricoltura, la renziana Teresa Bellanova, avrebbe chiesto agli alti papaveri di Bruxelles di introdurre i dazi anche sul riso "japonica".

Nel mentre, i risicoltori italiani continuano a combattere da soli, o quasi, questa battaglia.

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