Cronache

Il risveglio politico della vecchia Europa

Il risveglio politico della vecchia Europa

È la prima volta nella storia che tutti si preparano allo scontro decisivo nell'elezione del Parlamento europeo. Finora a questo Parlamento andavano quelli che non riuscivano a farsi eleggere o a trovare un ruolo politico nel loro Paese. Sembrava un luogo per prepensionati o in aspettativa. Oggi no. Oggi anche la gente comune si aspetta che succeda qualcosa, oscuramente ha capito che i problemi più gravi non sono solo italiani e risolvibili a livello nazionale. Ha capito che è stata la mondializzazione a fare decentrare le imprese italiane, a farci inondare di prodotti cinesi, a penalizzare la nostra agricoltura, ad abbassare salari e stipendi. Che sono le multinazionali e i grandi monopoli tipo Amazon, Facebook e Google a standardizzare, livellare tutto, a distruggere il nostro artigianato, i nostri negozi. Ha capito che gli immensi fondi finanziari giocano con le nostre industrie italiane ed europee come se fossero al casinò. E hanno capito che lo stato nazionale non è stato in condizione di difenderli ma non li ha difesi nemmeno l'Europa, perché non ha un vero Parlamento, non ha un esercito, e le leggi le fanno i burocrati. Un sistema che dev'essere o distrutto come pensano alcuni, o ricostruito più forte cioè, come volevano i padri fondatori, uno Stato federale capace di riprendere il controllo del mercatismo i cui satrapi, oggi, fanno quello che vogliono. Uno Stato capace di negoziare nuove regole di mercato e di comunicazione con le altre nazioni compresi gli Usa, la Cina e l'India. Uno Stato con un Parlamento eletto dai cittadini e che risponde nelle elezioni ai suoi elettori che, per prima cosa, gli chiederanno di difenderli dalle oppressioni esterne, di smettere di opprimerli con regole vessatorie, con grovigli burocratici, preoccupandosi invece di ridurre la povertà e di dare loro un lavoro libero e meno oppressivo. Questo vuole la gente dall'Europa e per questo punta sulle elezioni europee. Sono gli eletti in queste elezioni che non dovranno tradire queste aspettative popolari.

Un compito difficile, dove non occorrono cialtroni demagoghi e improvvisatori ma gente coraggiosa, tenace, lungimirante che voglia costruire per tutti una nuova patria.

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