Cronache

Ritrovato il presunto cranio di Plinio il Vecchio

Apparterrebbe al celebre ammiraglio e naturalista Plinio il Vecchio il cranio ritrovato un secolo fa tra Ercolano e Stabia e custodito all’Accademia di Arte Sanitaria

Ritrovato il presunto cranio di Plinio il Vecchio

Abbiamo studiato la figura di Plinio il Vecchio (23 d.C.-79 d.C.) in relazione all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C e alla sua opera Naturalis Historia. Ora potremmo avere di fronte persino una traccia del suo passaggio terreno rappresentata dal cranio conservato all’Accademia di Arte Sanitaria. Come riporta La Stampa, nel 1900 l’ingegnere napoletano Gennaro Matrone fece eseguire degli scavi nel suo terreno vicino alla spiaggia di Stabia. Vennero rinvenuti 72 scheletri.

Tra questi ve ne era uno che recava ancora su di sé un gran numero di insegne militari d’oro. Il quotidiano racconta che l’ingegnere avvertì le autorità della scoperta, ma la sua segnalazione non venne presa in considerazione. Un diplomatico francese lo avvertì della possibilità che quello scheletro appartenesse proprio a Plinio il Vecchio. Matrone se ne convinse e mise questa ipotesi nero su bianco. La comunità scientifica accolse la notizia con un atteggiamento a metà tra l’ironia e lo scetticismo. L’ingegnere conservò comunque il cranio privo della mascella superiore e la spada dell’uomo misterioso, ma vendette le insegne d’oro a dei collezionisti.

In seguito i reperti rimasti vennero affidati al Museo dell’Arte Sanitaria di Roma. Nel 2010 l’archeologo Flavio Russo scrisse e pubblicò l’opera “79 d.C., rotta su Pompei”, dove riprese l’ipotesi dell’appartenenza del cranio a Plinio il Vecchio. Fu il quotidiano La Stampa a dare maggiore eco a questo studio e all’idea di Russo di sottoporre i denti del cranio a una analisi isotopica per capire la storia dell’uomo a cui appartenevano. Dagli esami effettuati venne fuori che tra i sei e i sette anni il “proprietario” del cranio visse in una zona situata tra l’Appennino Centrale e la Pianura Padana (Plinio il Vecchio era originario di Como). Tuttavia l’età non corrispondeva. L’uomo in questione era morto a 37 anni, Plinio il Vecchio a 56.

Ed ecco la sorpresa in cui nessuno sperava più. Il cranio e la mandibola appartengono a due persone diverse. Visto che al teschio mancava la parte corrispondente al massiccio facciale, Matrone lo aveva “ricostruito” a modo suo, aggiungendovi la mandibola di un uomo di 37 anni. Non solo. Le analisi hanno evidenziato che la calotta cranica apparterrebbe proprio a un soggetto di 56 anni di provenienza italica. Naturalmente le indagini dovranno proseguire, ma le recenti scoperte hanno rivoluzionato quel che credevamo di sapere sul cranio oggi attribuito a Plinio il Vecchio. Quest’ultimo fu un personaggio storico molto importante, amante della conoscenza e curioso di natura.

Quando avvenne la tristemente celebre eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., Plinio il Vecchio, capo di stato maggiore della Marina romana, volle andare a vedere di persona cosa stesse accadendo tra Pompei ed Ercolano. La sete di sapere era più forte del pericolo. Quando stava per partire, però, ricevette una richiesta d’aiuto dalla vedova di un suo collega, così pensò di andare a salvare le persone bloccate nell’area di Ercolano e Stabia. In questo modo avrebbe condotto le sue rischiose ricerche e aiutato chi era in pericolo di vita. Purtroppo Plinio il Vecchio si sentì male durante il viaggio e morì, forse per aver inalato polveri e gas mortali.

Conosciamo i dettagli della sua fine grazie a Plinio il Giovane, (61 d.C.-114 d.C. circa) il nipote che lo accompagnò nella spedizione fatale. I nuovi studi sul presunto cranio dello studioso sono stati coordinati dal giornalista e storico dell’arte Andrea Cionci con la collaborazione del Cnr e delle Università di Roma La Sapienza, di Firenze e di Macerata.

A proposito della scoperta Cionci ha dichiarato all’Ansa: “Le probabilità che si tratti del cranio di Plinio il Vecchio sono molto, molto alte, anche se in archeologia non ci sono mai certezze assolute” e ha aggiunto: “Abbiamo la certezza che dagli studi condotti finora non è emerso nulla che potesse contraddire l’attribuzione a Plinio”.

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