Cronache

A Roma la “generazione famiglia” contro gender e unioni civili

Adinolfi e Savarese: "Se passa la Cirinnà bis nuova mobilitazione e referendum abrogativo"

A Roma la “generazione famiglia” contro gender e unioni civili

È iniziata con una mela la kermesse pro-famiglia della Manif Pour Tous Italia. Posta su uno dei tavolini sul palco, perché sembra che San Tommaso D’Aquino all’inizio dei corsi universitari, mostrasse proprio questo frutto ai suoi studenti dicendo “questa è una mela, chi non è d’accordo può andar via”. Non si può determinare l’essere con il pensiero perché l’essere è, pensava il teologo. Insomma, sì alla legge naturale, no al relativismo etico: è stato questo il leitmotiv dell’incontro di questa mattina organizzato dalla Manif Pour Tous Italia al teatro Adriano in piazza Cavour a Roma, dove si è ritrovata gran parte del mondo pro-life e pro-family che ha animato, lo scorso 20 giugno, la grande manifestazione di piazza San Giovanni in Laterano contro il gender e le unioni civili. Nei tre panel di discussione si sono susseguite le voci di giornalisti, scrittori, politici e attivisti, tutti accomunati dalla voglia di non cedere alle lusinghe della post-modernità capitalista, che ci vuole tutti uguali in nome del consumismo e della globalizzazione, e di tornare ad una società meno liquida e più solida, di cui la famiglia, quella tra uomo e donna, deve continuare a rappresentare la cellula base e l’elemento fondante. Sul palco di “Generazione Famiglia” si sono per questo alternati Filippo Savarese, portavoce nazionale della Manif Pour Tous Italia, Fabio Torriero, Diego Fusaro, Marcello Veneziani, Alessandra Servidori, Costanza Miriano, Ettore Gotti Tedeschi, Eugenia Roccella, Mario Adinolfi, Luca Volontè e la portavoce della Manif pour Tous francese Ludovine De La Rochère, per parlare di famiglia, gender, maternità surrogata e unioni civili per le persone dello stesso sesso.

Per il giornalista e opinionista Fabio Torriero dobbiamo fare i conti con le nuove categorie sociali di un mondo senza identità: quella dell’apolide, frutto della globalizzazione, del precario, generato dal capitalismo, ed infine quella dell’asessuato, creato dall’ideologia di genere. Questo progetto di "disintegrazione sociale" è imputabile al capitalismo anche secondo il parere del filosofo Diego Fusaro, il quale sostiene che l’attacco verso la famiglia, contraria alle logiche del capitalismo perché non sottoposta al meccanismo del do ut des, ha come obiettivo quello di creare una società sempre più atomizzata. Il banchiere ed economista Gotti Tedeschi ha invece posto l’accento sul problema demografico e di una cultura anti-natalità generatasi dal ’68, dal Concilio Vaticano II, dalla critica alla Humanae Vitae e dal boom del neo-malthusianesimo. Al contrario, “se prendessimo l’1% del Pil italiano, che equivale più o meno a 15 miliardi di euro” ha affermato Gotti Tedeschi, “e lo destinassimo alle nuove famiglie, offrendo 30mila euro ad ogni nuovo nucleo familiare, creeremmo 500mila nuove famiglie all’anno, e se ognuna di queste famiglie avesse un figlio ci ritroveremmo con un aumento del 3% del Pil, a fronte di un investimento dell’1%”. Parola di economista. A favore della costituzione di un “movimento nascista”, attenzione alle parole, per ridare valore alla natalità nella nostra era “proteica”, ovvero senza un'identità stabile, c’è pure Marcello Veneziani. Delle differenze tra maschio e femmina, inoltre, ha parlato anche Costanza Miriano, autrice di diversi best seller proprio su questo tema.

Di fronte ad un pubblico di circa 300 persone, Mario Adinolfi, la deputata del Ncd Eugenia Roccella e l’ex eurodeputato Luca Volontè hanno infine denunciato la pratica dell’utero in affitto e le politiche anti-famiglia dell’Unione Europea. Sul piano politico infatti, la battaglia della “ri-costituente antropologica” che si è ritrovata al teatro Adriano a Roma, si concentra tutta sul disegno di legge Cirinnà. Anzi sul testo “bis”, che è stato da pochi giorni incardinato al Senato saltando il dibattito in commissione giustizia, ed in particolare sul punto della stepchild adoption, vista come preludio alla legalizzazione della maternità surrogata. “Se il testo bis andrà avanti” assicura Adinolfi a ilGiornale.it, “ci sarà una nuova mobilitazione nazionale”. “Il continuo slittamento della norma”, continua infatti il giornalista, “è il risultato delle scorse mobilitazioni contro un provvedimento che è caldeggiato da certi ambienti, ma che non gode del consenso popolare che i media vogliono far credere ci sia”. Meno ottimista è apparsa l’On. Roccella la quale a ilGiornale.it ha ricordato che sul sostegno a questo ddl esiste una spaccatura interna al Ncd. Partito di maggioranza a cui il Pd ha “dato uno schiaffo creando una maggioranza di governo alternativa su questo provvedimento”. “Il governo”, afferma la deputata, “sta trascurando anche la minoranza Pd che ha chiesto modifiche sul punto della stepchild adoption”.

Filippo Savarese, portavoce della Manif Pour Tous Italia, ha definito “pericolosa, perché porta all’apertura alle adozioni, l’equiparazione delle unioni civili al matrimonio contenuta nel testo Cirinnà”. E nel caso venisse approvato il ddl della senatrice Pd, il portavoce della Manif Italia promette anche lui una nuova mobilitazione di piazza e un referendum abrogativo. La nuova piattaforma “Generazione Famiglia” ha infine annunciato la creazione di un coordinamento nazionale anti-gender e una Giornata Nazionale per il Diritto di Priorità Educativa della Famiglia, per il prossimo 4 dicembre, invitando tutti i genitori a non portare i figli a scuola per sottolineare la priorità del diritto della famiglia ad educare i figli. Infine c’è stata la benedizione della portavoce della Manif francese, Ludovine De La Rochère, che ha spiegato come dopo l’introduzione del matrimonio gay in Francia, grazie alla mobilitazione popolare molti altri provvedimenti del governo francese in questo senso, come l'introduzione dell'educazione gender a scuola, siano stati fermati. Secondo la portavoce infine, c’è bisogno di una nuova mobilitazione popolare, perché le unioni civili pongono un problema sul piano culturale.

E per questo c’è bisogno di continuare a ribadire che una mela è una mela e che ad un bambino servono una mamma e un papà.

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