Cronache

Roma, il racket degli storpi è diventato un business

Le organizzazioni criminali sfruttano i disabili precettandoli ancora minorenni nei loro paesi d’origine

Roma, il racket degli storpi è diventato un business

In Italia ci sono diversi tipi di racket e Roma che versa da tempo nel caos più completo, ne ha uno tutto particolare: lo sfruttamento e il business dei mendicanti disabili. Meglio conosciuti come gli “storpi del centro storico”. Accade ogni giorno. Estate e inverno. Con il sole o con la pioggia immancabilmente li vedi come figure silenziose sui marciapiedi che costeggiano via del Corso, il Pantheon, piazza della Rotonda e piazza Navona. Per spostarsi usano degli skateboard che gli permettono di percorrere pochi metri tra una strada e l’altra. Ma puoi trovarli anche davanti i grandi supermercati dove non mancano di sostare, certi che all’uscita qualcuno lascerà loro qualche spiccio. Una vera e propria corte dei miracoli che apre i battenti la mattina presto e chiude la sera tardi, quando loro sfruttatori (la maggior parte di origine romena) ,vengono a raccogliere il guadagno della giornata. Sono molteplici infatti le organizzazioni criminali che sfruttano i disabili precettandoli ancora minorenni, nei loro paesi d’ origine. La maggior parte nei tristi orfanotrofi romeni per portarli in Italia e inserirli poi nei punti strategici di accattonaggio delle città, Roma su tutte. Ed è vicino Largo Argentina, in pieno centro storico che ci fermiamo a parlare con Damian, rumeno di 24 anni. L’aria dimessa lo fa apparire più vecchio della sua reale età. Capisce e parla bene l’italiano con cui non troppo volentieri ci racconta qualcosa di sé: “Mi hanno portato qui da Lipova, piccola cittadina della Romania quando avevo 11 anni. I miei genitori mi hanno dato via come un pacco postale dicendomi che era per il mio bene e che tanto nel mio paese, con le mie menomazioni, non avrei potuto fare niente di buono.” e indica le sue gambe menomate dalla poliomelite che lo ha colpito in tenera età. Alla domanda se i soldi che riesce a racimolare li tenga per sé lui annuisce e nega che gli vengano tolti i soldi dai suo sfruttatori. Ed è stata la risposta alquanto poco convincente ad indurre noi de Il Giornale.it a rimanere nelle vicinanze fino al tardo pomeriggio. Questo per cercare di capire, dove e come sarebbe andato via Damian a “fine lavoro” .

Nella lunga attesa ci siamo resi conto di come si svolte una sua giornata. Piccoli spostamenti da un marciapiede e l’altro grazie al suo skateboard che spinge con una mano calzata da un guanto. Con il suo marcato accento rumeno chiede l’elemosina, porgendo l’altra mano ai tanti turisti ma anche romani che gli passano accanto. Alcuni di loro mossi a compassione per le sue menomazioni ostentate alle gambe gli allungano qualche moneta. In media, ogni cinque minuti riesce a racimolare uno, due euro che a fine giornata gli fruttano il suo incasso giornaliero Ma ci sono anche quelli, (e non sono pochi) che disturbati da tale vista, distolgono infastiditi lo sguardo. E dopo una interminabile giornata dove il suo pranzo è stato unicamente un tramezzino nascosto e ben tenuto nella tasca, verso sera lo vediamo dirigersi verso un vicoletto. E seguendolo a debita distanza, troviamo esattamente come avevamo immaginato ad attenderlo un uomo, alto e sulla quarantina anche esso di origine rumena che lo alleggerisce immediatamente del gruzzolo racimolato durante il giorno. Subito dopo, quasi strattonandolo lo aiuta a mettersi precariamente in piedi e insieme si dirigono verso una macchina che da quello che siamo venuti a sapere lo porterà quasi sicuramente in un accampamento abusivo della periferia romana. Davvero un meccanismo ben oliato quello dell’elemosina a “trazione storpio” perché oltre i veri disabili come purtroppo Damian è, nella Capitale c’è anche l’altro racket quello dei finti storpi. Li vedi soprattutto nei vicoli adiacenti Piazza di Spagna o meglio ancora nelle immediate vicinanze del Vaticano.

Lì rumeni e zingari fingono dolori e menomazioni inesistenti che la sera come per scompaiono. E li vedi allontanarsi da occhi indiscreti verso stradine poco trafficate dove come per miracolo si alzano sulle loro gambe e con lo skateboard sottobraccio se ne vanno contando l’importo della giornata. Naturalmente non da soli, ma con lo sfruttatore di turno, ovvio. La sala operativa sociale del Comune di Roma, alle nostre domande ha risposto che è un fenomeno che non si riesce a controllare. La maggior parte di loro non intende denunciare i suoi sfruttatori per paura di ritorsioni alle famiglie nei loro paesi d’origine Nessuno sa infatti il numero preciso dei mendicanti sfruttati che a tutt’oggi lavorano nel centro di Roma. Nessuno è in grado di fornire cifre e soprattutto di risolvere il problema che è sotto gli occhi di tutti. Nessuno sa o finge di non sapere. Il fenomeno infatti è in continuo aumento come la difficoltà da parte della polizia locale nella loro identificazione. Impossibile per molti di loro prendere le impronte digitali, viste le gravi malformazioni. C’è da credere quindi che questo fenomeni come questo, dal guadagno facile, proseguano indisturbati ancora nel tempo esattamente come le presenze silenziose sui marciapiedi della Capitale che come spesso accade dalle amministrazioni locali si fingono di non vedere. Ma Damian ci sarà ancora domani e tutti gli altri giorni a venire . Fino a quando come ha detto lui:“Voglio riuscire ad andarmene via di qui. Appena riesco a mettere da parte la cifra di cui ho bisogno torno a casa mia.

Qui non ho nessuno, solo me stesso.”

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