Cronache

Uccise la compagna. Ora il romeno si trafigge l'occhio con una scopa

Un saldatore romeno di 35 anni ha prima ucciso la compagna a coltellate e poi si è trafitto l’occhio con una scopa mentre era in carcere. Adesso è in coma

Uccise la compagna. Ora il romeno si trafigge l'occhio con una scopa

Alexandru Ianosi Andreeva Dimitrova, il 35enne romeno accusato di aver ucciso a coltellate la sua compagna, Lilia Patranjel, dopo essersi trafitto l’occhio con una scopa si trova adesso ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale dell’Angelo di Venezia, in prognosi riservata. Era arrivato nella struttura ospedaliera domenica 25 settembre, intubato e, già in gravi condizioni, era stato operato d’urgenza. Secondo quanto riportato da Il Gazzettino, il 35enne, accusato di aver ucciso la compagna la notte tra il 22 e il 23 settembre all’interno del loro appartamento a Spinea, comune in provincia di Venezia, era stato ritrovato in carcere con un manico di scopa conficcato nell’occhio.

Il gesto autolesionistico

Da quanto reso noto si sarebbe trattato di un atto autolesionistico, forse dettato dal senso di colpa per aver tolto la vita alla donna che amava e dalla quale aveva avuto un figlio. Dopo aver subito l’operazione chirurgica, il paziente è sempre stato sedato, e nessuno, neppure gli investigatori, hanno potuto parlare con lui. Il saldatore romeno aveva confessato l’omicidio al telefono parlando con i carabinieri. In cella, l’uomo avrebbe ascoltato un servizio al telegiornale in cui veniva denominato mostro a causa del delitto commesso nei confronti della sua compagna. Per questo motivo avrebbe deciso di punirsi andando a compiere un gesto estremo che lo ha poi portato allo stato di coma. Intanto l’iter giudiziario per l’omicidio della donna continua.

L'omicidio della compagna

Il pubblico ministero ha parlato di omicidio volontario aggravato dal legame della convivenza. I legali del presunto omicida intendono chiedere che venga fatta una perizia psichiatrica sul loro assistito, così da poter dimostrare che la sera in cui la donna è stata colpita a morte con decine di coltellate, l'uomo non fosse in lui. La vittima aveva cercato di difendersi ed era stata ferita in varie parti del corpo. Sembra che la sera stessa dell’omicidio, poche ore prima, Lilia avesse deciso di lasciare il suo compagno, perché ormai stanca delle continue violenze da lui inferte. La donna aveva anche querelato il 35enne, ma poi aveva preferito ritirare la denuncia nei suoi confronti.

Secondo quanto ricostruito, la notte del delitto, verso mezzanotte, il romeno avrebbe preso un coltello dalla cucina e avrebbe inferto le coltellate, due quelle mortali, alla sua compagna nel soggiorno dell’abitazione. In seguito avrebbe chiamato i carabinieri confessando il delitto e chiedendo loro di raggiungere l’appartamento in via Mantegna: “Venitemi a prendere, ho ucciso la mia compagna”. Il 29 settembre è stato eseguito l’esame autoptico sul corpo di Lilia Patranjel, come disposto dal sostituto procuratore di Venezia, Alessia Tavarnesi.

L’autopsia è stata affidata alla dottoressa Barbara Bonvicini, il medico legale che era giunto nell’abitazione in cui era avvenuto il delitto per effettuare i primi rilievi.

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