Sgarbi quotidiani

Il sacco di Roma inizia da una villetta

Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati nella cupola affaristica romana
Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati nella cupola affaristica romana

Pignatone, Ielo, Gabrielli, Raggi, che vi siete riempiti la bocca di Mafia capitale dando valore alla grottesca sceneggiata del funerale dei Casamonica, dove siete oggi? Oggi, sotto l'insegna di «Roma capitale», si distrugge una villa degli anni Trenta, nel silenzio del sovrintendente Prosperetti e con il distacco del ministro Franceschini, del segretario generale Di Francesco, la distanza dei direttori Bon Valsassina e Galloni. Tutti se ne sono lavate le mani, tutti. La Raggi, esaltata dai petali di rosa, si nasconde dietro le carte. Collusi. Ecco, davanti agli occhi del mondo, la trattativa Stato-mafia: l'indifferenza delle istituzioni e la violenza degli speculatori. L'assessorato all'Urbanistica di Roma finge di non vedere. In Sicilia si chiama omertà. Caro Pignatone, lei ricorda lo scandalo del sindaco Ciancimino a Palermo: la distruzione della villa Deliella di Ernesto Basile per poter continuare, indisturbato, il sacco della città. Avete costruito un processo di mafia per quattro corrotti romani e, mentre la mafia mette a ferro e fuoco Roma, state con le mani in mano. Cosa deve essere di più la mafia se non distruzione della memoria, violenza contro la storia, per costruire spazi anonimi per anime morte? Assistiamo impotenti alla vittoria del male. Ascoltiamo proclami contro la mafia, per la tutela della bellezza. Ma «Mafia capitale» comincia ora, e la Raggi è un Ciancimino inconsapevole con ministeri, magistratura, e ogni altro potere indifferenti e omertosi. Via libera al sacco di Roma.

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