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Salvini e Renzi riaprono i giochi

Salvini e Renzi riaprono i giochi

L'appuntamento è per domenica 27 ottobre. Quando l'Umbria andrà al voto nella prima tornata elettorale dopo che i due Mattei hanno completamente ribaltato lo scenario politico nazionale. Il primo, Salvini, aprendo la crisi di governo che ha portato al cambio di maggioranza che sostiene Giuseppe Conte. Il secondo, Renzi, dando il via alla scissione del Pd con il battesimo del movimento Italia viva e la nascita di gruppi parlamentari autonomi, sia alla Camera che al Senato.

Certo, si tratta di un test che coinvolge meno di un milione di abitanti e, dunque, non significativo da un punto di vista statistico. Ma politicamente decisivo proprio per il contesto nel quale arriva questo e per le premesse di cui sopra. Tra le quali - non un dettaglio - c'è anche che fino a un mese e mezzo fa, quando Salvini era ancora vicepremier e ministro dell'Interno, la vittoria del centrodestra sembrava cosa fatta. Né il Pd, scosso dalle vicissitudini giudiziarie che hanno portato alle dimissioni dell'allora governatrice Catiuscia Marini, né il M5s, quotato sotto il 20%, se la sarebbero potuta giocare contro un'alleanza Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia. In poche settimane però lo scenario è cambiato. E l'accordo a Roma per il governo nazionale tra Pd e M5s è diventato il volano di un'intesa a più largo respiro, in vista delle tante elezioni regionali che ci aspettano di qui alla primavera del 2020. Anche in Umbria, dunque, dove una partita già chiusa si è improvvisamente riaperta. I sondaggi più recenti, infatti, dicono che il centrodestra unito è quotato sul 47-48%, ma un'eventuale lista civica sostenuta da Pd e M5s potrebbe arrivare al 45. Una forbice, dunque, decisamente ridotta. Non è un caso che in altre due regioni che andranno al voto a breve - a fine novembre o al più tardi a fine gennaio - si stia ragionando su accordi simili. In Emilia-Romagna, che vale quattro milioni e mezzo di abitanti. E in Calabria, quasi due milioni. Proprio in quest'ultima, l'intesa sarebbe praticamente chiusa. E prevederebbe il sostegno di Pd e M5s a una lista civica comune e senza simboli di partito (il cui candidato presidente potrebbe essere l'imprenditore del tonno Filippo Callipo).

Insomma, con la crisi al buio aperta ad agosto, Salvini non solo ha spianato la strada a Roma al governo M5s-Pd. Ma anche riavvicinato quelli che fino a ieri erano due partiti conflittuali sul territorio, con il rischio più che concreto di pregiudicare quella che era annunciata come la cavalcata della Lega alle Regionali. Sullo sfondo Renzi e il suo strappo. Che apre spazio al centro, spingendo sempre più il Pd verso l'intesa con il M5s. Per Nicola Zingaretti e tutti i colonnelli dem, infatti, ora l'obiettivo è quello di scavallare il voto sia in Umbria sia in Emilia-Romagna. Sarebbe una vittoria su Salvini, certo. E stabilizzerebbe il governo Conte, già ballerino a poco più da una settimana dal giuramento. Ma sarebbe anche una vittoria su Renzi. Che l'ex premier appoggi i candidati governatori del centrosinistra, infatti, sarebbe considerato alla stregua di un dettaglio.

La sostanza, invece, sarebbe che il Pd vince nonostante - o grazie, arriverà a dire qualcuno - l'addio di Renzi.

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