Cronache

"Scendi il cane" e "siedi il bambino"? Cara Crusca, boccia questo scempio

"Scendi il cane" e "siedi il bambino"? Cara Crusca, boccia questo scempio

«Siedi il bambino! No, fallo sedere!». Quando ho letto il titolo dell'articolo di cui si sta parlando ininterrottamente da ieri, ho tirato un sospiro di sollievo. Finalmente anche l'Accademia della Crusca, ho pensato, si pronuncia in modo chiaro sulla questione, coi necessari distinguo e mettendo i giusti paletti. Mi sono dovuto in parte ricredere, e spiego perché.

Scrive Vittorio Coletti, l'autore dell'articolo, dopo una nota riassuntiva su «sedere» al posto di «fare sedere» che tocca anche «altri verbi di moto» (salire e scendere, entrare e uscire): «È lecita allora la costruzione transitiva di "sedere"? Si può rispondere di sì, ormai è stata accolta nell'uso, anche se non ha paralleli in costrutti consolidati con l'oggetto interno come li hanno salire o scendere (le scale, un pendio). Non vedo il motivo per proibirla e neppure, a dire il vero, per sconsigliarla». L'uso transitivo di sedere, pur meno «eversivo» e dirompente dell'uso di «salire» per «fare salire», «entrare» per «fare entrare», e così via, avrebbe abbisognato di qualche precisazione in più, di qualche pur scarna indicazione di registro, di qualche sfumatura di pensiero che potesse rendere meno perentorio il giudizio del linguista, perché «siedi il bambino», per milioni di italiani (del Nord più che del Centro e, soprattutto, del Sud), suona scorretto al pari di «scendi il cane» o «esci la moto». Coletti si limita invece a sintetizzare così: «Diciamo insomma che sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l'oggetto diretto e che in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali». Forse, anziché soprassedere su quei limiti grammaticali, si sarebbe dovuto spiegare che «siedi il bambino» non è espressione adatta in tutti i casi, ed è anzi da respingere in un contesto che non sia familiare o confidenziale. Perfino il titolista dell'articolo, a complicare il quadro, sembra essersi voluto ribellare al suo autore, anche se l'intenzione sarà stata semplicemente quella di inscenare un minidialogo fra due utenti di idee opposte in materia di lingua: un «liberale» (siedi il bambino) contro un «conservatore» (si dice: fallo sedere).

Un affaire delicato. Anche perché, sorvolando oggi e sorvolando domani su «siedi il bambino» (o la nonna), si potrebbe finire per pretendere lo stesso trattamento per «scendi il cane» o «esci la spazzatura», oppure per «sali il gatto» o «entra la macchina». Tranquilli, non siamo a Vicenza, e non dobbiamo guardarci da un ubriaco al volante che sta per sfondare a tutta velocità la porta della nostra abitazione. Stiamo dicendo, ormai lo si è capito: fai salire il gatto (sul lettone, magari, almeno una volta) e fai entrare la macchina (portala dentro, parcheggiala nel mio garage o, che so, nel parcheggio condominiale).

D'altronde, se sono segretario in un ufficio e il capo mi chiama al telefono e mi dice laconico, come al suo solito, «entra il presidente», cosa dovrò fare? Lascio la mia stanza per ricevere col dovuto riguardo l'illustre ospite, e lo faccio accomodare da me, in attesa di disposizioni? O lui sta entrando e il mio capo lo sa e mi avverte, e io devo solo aspettare che appaia per accoglierlo nel migliore dei modi? Con la grammatica, talvolta, si scherza col fuoco.

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