Cronache

Il rapimento di Silvia Romano e l'ipotesi legata alla pedofilia

Nove giorni prima di essere rapita, la volontaria italiana avrebbe denunciato alla polizia locale atti di pedofilia compiuti da un prete keniota

Il rapimento di Silvia Romano e l'ipotesi legata alla pedofilia

Nelle ultime ore sono emersi elementi inquietanti in merito alla scomparsa di Silvia Romano, la cooperante italiana rapita 7 mesi fa in Kenya. Secondo una nuova ipotesi, la scomparsa della giovane potrebbe essere legata a delle sue denunce riguardo casi di molesti e pedofilia nel Paese africano.

Pochi giorni prima di sparire, la Romano aveva denunciato alle autorità del posto un prete keniano pedofilo. La nuova pista trova conferma anche da alcune testimonianze pubblicate in esclusiva dal sito Le Iene.

A raccontare ciò è un altro volontario che conferma che la guida spirituale segnalato da Silvia Romano “attirava i bambini con le classiche cose: caramelle, monetine… Lui non era stupido, aveva capito che ce ne eravamo accorti”. Il testimone, che vuole rimanere anonimo, conferma di aver visto con i suoi occhi almeno un tentativo di violenza su una piccina. “Un giorno gli ho strappato una bambina dalle mani e in quel momento con me c’era anche Silvia”, ha raccontato l’uomo.

Anche Tiziana Beltrami, una donna laziale che a Malindi gestisce insieme al marito Roberto un noto ristorante e locale da ballo diventato un punto di ritrovo per la movida, sarebbe stata testimone di un atto di pedofilia commesso dal prete anglicano.

La Beltrami è anche la referente logistica de facto di Africa Milele, nonostante da statuto non abbia alcun ruolo ufficiale. La donna in un audio messaggio su WhatsApp ha raccontato della denuncia per pedofilia che Silvia avrebbe provato a presentare alla polizia di Malindi. “Silvia quando è arrivata (in Kenya, ndr) è andata direttamente ad Africa Milele. È tornata a Malindi l’11 novembre per fare una denuncia di pedofilia”.

Nove giorni prima del rapimento, qla Beltrami dice che Silvia si era recata a Chakama e poi da lì sarebbe andata a Malindi per la denuncia. Secondo la stessa donna, anche altri due volontari avrebbero sporto denuncia.

Tiziana Beltrami, la referente logistica di fatto per Africa Milele, ha aggiunto una pesante accusa. Lilian Sora, la presidentessa di Africa Milele, avrebbe in qualche modo tentato di evitare questa la querela perché questo sarebbe andato contro gli interessi del chairman, il capo villaggio di Chakama.

Lilian Sora, in una intervista ha provato a difendersi: “Io ero nel mezzo, tra i volontari italiani e le persone africane del villaggio. Per il mio compagno Joseph e per il padrone di casa, il boss, la situazione era chiarita: questa persona era un prete, una persona conosciuta, che aveva referenze e le bambine entravano da lui per pregare. Non c’era nella loro testa la malizia di dire che queste bambine potessero essere abusate: sono modi molto diversi di ragionare. Ho parlato subito di questa cosa con Tiziana Beltrami, che mi ha detto di conoscere una poliziotta del Children Department, una certa Mariam. Tiziana l’ha sentita e Mariam le ha detto di fare venire subito i miei tre volontari. Ho mandato un messaggio a Silvia e le ho detto se se la sentivano di andare in polizia a Malindi. Loro con grande entusiasmo mi hanno detto: ‘certo che sì’. Anche Tiziana è andata con loro dalla polizia di Malindi”.

La denuncia fatta a Malindi, che non si sa che fine abbia fatto, sarebbe firmata da Silvia Romano. Con lei, però, c’erano anche altri volontari che avevano intuito l’orrore che accadeva nella stanza del prete. La vicenda ha molti lati ancora oscuri.

Si spera che le indagni possano far luce al più presto sulla drammatica storia.

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