Cronache

Sconti di pena, rimesso in libertà un boss mafioso ragusano

Il boss mafioso ragusano Filippo Ventura, sottoposto al regime del "41-bis", è stato rimesso in libertà grazie a diversi sconti di pena

Sconti di pena, rimesso in libertà un boss mafioso ragusano

È tornato in libertà Filippo Ventura, detto "Filippu 'u marmararu", il marmista, il capo del sanguinario clan "Carbonaro-Dominante" della provincia di Ragusa.

Ventura è stato detenuto per omicidio, estorsioni, rapine, armi, spaccio di sostanze stupefacenti e per associazione mafiosa. Entrò per la prima volta in carcere nel 1993, fu scarcerato nel 2006 e dopo soli due anni ritornò in galera, sottoposto al regime del "41-bis".

Ma da ieri "Filippo il marmista", indicato unanimemente dalle relazioni della Direzione nazionale antimafia e della Direzione investigativa antimafia negli ultimi cinque anni come il boss di un sanguinario clan mafioso d Ragusa, è tornato in libertà grazie a diversi sconti di pena.

La carriera criminale

La carriera criminale di Ventura è iniziata molto presto: già nel 1974 venne definito come "socialmente pericoloso" e sottoposto alla misura della sorveglianza speciale. Ciò nonostante, nel 1985 aveva collezionato già diverse denunce e fu accusato di far parte del clan "Gallo" di Vittoria, con altre 15 persone.

Nel giugno del 1987, dopo l'uccisione del capoclan Michele Gallo, Ventura si spostò in Germania per far ritorno in Italia un anno dopo ed entrare nell'orbita del clan "Carbonaro-Dominante". Proprio per il clan vittoriese e per accordi con i vicini clan di Gela (Caltanissetta), Filippo Ventura si trasferì in Lombardia, a Gemonio, nel Varesotto.

Fu in Lombardia che, secondo alcuni pentiti, Filippo Ventura commise il primo omicidio per il quale fu prima condannato a 30 anni e poi assolto per insufficienza di prove in appello. Drammatico il racconto del pentito Giuseppe Bellini che riferì come lo stesso Ventura avrebbe affermato: "Ti faccio vedere come si ammazza un uomo con un colpo solo".

Benché in secondo grado fosse stata annullata la condanna, il boss era stato arrestato a Vittoria (Ragusa) prima nel 1993 e, dal 2006 dopo soltanto due anni di libertà, nuovamente nel 2008. L'accusa era sempre la stessa: associazione mafiosa, finalizzata alla commissione di diversi delitti, tra cui omicidi, estorsioni, rapine e spaccio di sostanze stupefacenti. Venne condannato a 19 anni e sei mesi, poi ridotti a 12.

I familiari

Il fratello, Giambattista Ventura, detto Titta, è stato, secondo i pentiti, il reggente del clan "Carbonaro-Dominante" mentre Filippo si trovava in galera. Proprio durante il periodo di "reggenza" del clan, Giambattista Ventura ha minacciato di morte il giornalista dell'AGI, Paolo Borrometi, affermando che gli "avrebbe scippato la testa anche all'interno del Commissariato di Polizia" ed "ovunque, a Roma o a Vittoria, lo avrebbero trovato ed ammazzato". Per queste minacce, aggravate dalla tentata violenza privata e dalla recidiva, Ventura è stato condannato dal Tribunale di Ragusa qualche settimana fa ad un anno ed otto mesi.

In carcere dall'anno scorso anche il genero, Marco Di Martino, e i figli di Filippo Ventura, Angelo e Jerry, in quanto, secondo la Cassazione, "facevano parte del clan fondato e diretto dal padre Filippo e ne costituivano un imprescindibile snodo, perché, potendo andare a colloquio con il padre detenuto, ne trasmettevano poi gli ordini agli altri sodali".

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