Cronache

La scoperta milanese: trovata sequenza aliena di Dna nei pazienti malati di leucemia

La scoperta "made in Italy" fatta dall'Ospedale Niguarda e dall'Università di Milano: tracce di Dna non umano trovato nei malati di leucemia mieloide acuta

La scoperta milanese: trovata sequenza aliena di Dna nei pazienti malati di leucemia

Secondo un'importantissima ricerca completamente autofinanziata e pubblicata su Scientific Reports, gli ematologi dell'Ospedale Niguarda di Milano e i ricercatori dell'Università degli Studi di Milano hanno scoperto che la leucemia mieloide acuta potrebbe avere un'origine virale o batterica. Ci sarebbe infatti una parte del Dna presente nelle cellule malate che potrebbe non essere di tipo umano.

Lo studio, supportato da associazioni di volontariato come l'Associazione malattie del sangue di Milano e l'Associazione Cho-Como Hematology and Oncology, ha ripreso una scoperta fatta dallo stesso gruppo qualche tempo fa, quando si era scoperto che nelle cellule tumorali veniva evidenziata una proteina chiamata WNT10B: "Siamo andati a ritroso e ci siamo chiesti chi impartisse questo ordine in grado di attivare un loop auto-proliferativo senza interruzione", hanno raccontato Alessandro Beghini dell'Università degli Studi di Milano e Roberto Cairoli, direttore del reparto di ematologia dell'Ospedale Niguarda.

Per attuare la ricerca sono stati dunque analizzati 125 pazienti ricoverati al Niguarda ed è stato notato che nel 56% delle leucemie mieloidi acute è presente una sequenza di DNA alieno. La scoperta è venuta alla luce grazie all'uso di sequenziatori automatici non molto moderni in quanto, secondo i due studiosi, gli apparecchi di ultima generazione avrebbero scartato le sequenze non umane in automatico senza analizzarle.

La fase di confronto con tutte le cellule aliene note richiederà sicuramente la collaborazione con enti di ricerca internazionali mentre il gruppo di studiosi ha scoperto che la stessa alterazione genetica si riscontra anche in alcune cellule di cancro del seno.

Lo studio avrebbe evidenziato inoltre che i pazienti che presentano la sequenza genetica non umana non siano quelli a prognosi migliore ma sarebbero invece i malati più difficili che potrebbero usufruire della scoperta attuata a Milano.

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