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Se alla Famiglia finisce la fan delle coppie gay

La renziana Bonetti firmò un appello al Vaticano per chiedere il riconoscimento delle coppie omosex

Se alla Famiglia finisce la fan delle coppie gay

La famiglia dei cattolici litiga già sul nuovo ministro della Famiglia, la renzianissima scout Elena Bonetti. Alla mantovana classe '74 che ha preso il posto dei leghisti Alessandra Locatelli e Lorenzo Fontana i cattolici legati al Family Day rimproverano l'appello alla Chiesa del 2014, quando l'esponente Pd chiese ingenuamente al Vaticano di rivedere le posizioni sul tema delle coppie gay perché, questo era l'appello chiamato la Carta del coraggio, «tutti abbiamo il diritto di amare ed essere amati». Ovviamente allora l'appello rimase inascoltato in Vaticano, ma tant'è. Per l'allora leader Pd Matteo Renzi - che blindò un tema etico delicato come le coppie gay grazie a un irrituale e inedito voto di fiducia - tanto bastò per convincersi a ingaggiare la Bonetti nella segreteria nazionale del Nazareno e a farla sbarcare nel ministero della Famiglia.

«Con quelle parole la Bonetti consegnò una parte significativa dello scoutismo cattolico italiano alle posizioni Lgbt friendly di Renzi e delle sue unioni civili - è il gelido commento del senatore leghista Simone Pillon - ecco perché la lobby Lgbt festeggia, tanto che gli attivisti gay già chiedono la legge sull'omofobia per chiudere definitivamente la bocca a chi vorrebbe fermare la dittatura gender», continua Pillon, convinto che la nomina della Bonetti rientri nel piano di «normalizzazione» del governo dalla deriva cattolico-leghista da parte dei sedicenti «cattolici adulti» che da anni strizzano l'occhio alle associazioni gay.

Non è un caso che a rispondere a Pillon sia Ivan Scalfarotto, amico della Bonetti, che minaccia guerra sui temi etici: «Abbiamo girato pagina, senatore Pillon. Se ne faccia una ragione. La cassazione della legge indecorosa (sull'affido dei figli, ndr) che porta il suo nome è una delle prime e più significative conquiste per l'Italia del nuovo governo». Esulta l'Arcigay: «Accogliamo con grande sollievo l'uso del plurale famiglie usato nella sua prima dichiarazione pubblica, sintomo di una cultura inclusiva».

Anche sui social la scelta della Bonetti è stata vista come il segnale di un colpo di spugna sull'inchiesta choc sugli orrori di Bibbiano, il comune emiliano a guida Pd al centro dell'indagine che ha rivelato il business dietro il sistema degli affidi. «Voi falsi cattolici la pagherete cara, come tutti quelli che giocano a fare Dio. Già alle Regionali», proprio in Emilia-Romagna. D'altronde, sul gender e sulla famiglia anche un Papa considerato «di sinistra» come Jorge Bergoglio è sempre stato netto: «La teoria gender è un esempio di colonizzazione ideologica come i totalitarismi del XX secolo», disse Papa Francesco a Manila nel 2015 - è una manipolazione educativa negare il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma in un ambiente idoneo alla sua maturazione affettiva».

E sullo sfondo resta il tema dell'eutanasia: mancano pochi giorni al 24 settembre, quando il Parlamento avrà esaurito il tempo per legiferare su fine vita ed eutanasia dopo il vuoto legislativo innescato dal nulla di fatto sul caso del dj Fabo, accompagnato a morire in Svizzera dal radicale Marco Cappato. Il rischio è che ci sia «una via giurisprudenziale per affermare il diritto al suicidio», con i giudici costituzionali che si sostituiscono al Parlamento, legalizzando il suicidio assistito per cui il Pd fa il tifo.

Ma l'allarme lanciato dalle associazioni cattoliche rischia di rimanere lettera morta.

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