Cronache

Se vincono, scoppiano. Se perdono, cadono

Se vincono, scoppiano. Se perdono, cadono

In queste ore la domanda di chi ancora si appassiona alle cose della politica non è chi vincerà le elezioni di domenica in Emilia-Romagna (centrodestra o sinistra) ma cosa succederà dopo, sia in un caso che nell'altro, stante l'estrema incertezza del risultato. Pd e Cinque Stelle hanno mobilitato la grancassa della propaganda per dire che - comunque vadano le cose - nulla cambierà per il governo. Ovvio che si tratta di una balla, al massimo di un desiderio che tale resterà.

Il precedente governo gialloverde è morto una domenica sera dello scorso maggio, quando si votò per le elezioni europee, proprio perché la Lega, partito di minoranza del governo, aveva stravinto e i Cinque Stelle, partito di maggioranza, avevano straperso. Si verificò insomma sul campo un ribaltamento di forze dentro una maggioranza costruita a tavolino, che non poteva reggere l'urto dei legittimi appetiti dei vincitori e delle ovvie frustrazioni degli sconfitti.

Bene che vada - cioè se dovessero vincere - per le attuali forze di governo domenica sera succederà la stessa cosa, con un Pd (oggi minoritario nel governo) vicino al trenta per cento e i Cinque Stelle (maggioranza nel governo) abbondantemente sotto il dieci. Una situazione insostenibile da reggere, se non attraverso un profondo rimpasto che riequilibri le forze reali dei due partiti. Possibile che i Cinque Stelle procedano a una loro sostanziale eutanasia a cuor leggero nonostante il passo indietro di Di Maio? Tenderei ad escluderlo. Inizierà quindi una fase di logoramento e tensioni tra alleati che, oltre a paralizzare ulteriormente il Paese, sfocerà più prima che poi in una inevitabile rottura.

Non parliamo poi dell'ipotesi che a vincere in Emilia-Romagna sia il centrodestra. Per il Pd sarebbe una catastrofe e Zingaretti, già debole oggi, avrebbe i giorni contati. Quel poco che resta della credibilità e dell'autorevolezza del governo verrebbe definitivamente azzerato, le Sardine sparirebbero sott'acqua, Conte sarebbe in balia delle crisi isteriche dei suoi soci, il Quirinale si troverebbe in grave imbarazzo a difendere l'indifendibile come in qualche modo ha fatto negli ultimi due anni.

In ogni caso, quindi, da lunedì assisteremo a un altro film rispetto a quello oggi in onda.

Se meglio (crisi di governo subito) o peggio (tirare a un po' a campare) lo capiremo vivendo.

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