Cronache

Sfratto per l'ex re dei "Compro oro": prima si barrica in casa e poi scappa (dal garage)

L'imprenditore, sotto sfratto, si sarebbe chiuso in casa all'arrivo dell'ufficiale giudiziario, poi sarebbe fuggito dal garage. Era stato condannato per evasione fiscale

Sfratto per l'ex re dei "Compro oro": prima si barrica in casa e  poi scappa (dal garage)

Non avrebbe aperto la porta, avrebbe devastato i mobili e sarebbe scappato facendo perdere le proprie tracce. Mirko Rosa, titolare della catena di "Compro oro", "Mirko Oro", e condannato per evasione fiscale, avrebbe reagito in questo modo quando, questa mattina, ha sentito bussare alla porta dell'attico dove vive a Rescaldina, in provincia di Milano. Lo stava cercando l'ufficiale giudiziario e il proprietario di casa, con l'avviso di sfratto. La porta, infatti, sarebbe rimasta chiusa, ma i due uomini avrebbero sentito distintamente il rumore di mobili colpiti per alcuni minuti, fino al silenzio totale. I vigili del Fuoco, allertati dai carabinieri, una volta entrati nell'abitazione, non avrebbero trovato nessuno: da una prima ricostruzione, l'imprenditore potrebbe essere riuscito a fuggire attraverso il garage.

Chi è il "re" dei Compro Oro

Secondo quanto riportato dal Corriere della sera, Mirko Rosa, proprietario di una catena di negozi tra Monza, Milano, Varese e Como, nel marzo 2016 era comparso davanti al giudice per l'udienza preliminare di Busto Arsizio, che lo aveva condannato a tre anni e otto mesi, con rito abbreviato, per frode fiscale. Rosa si era proclamato innocente e dopo due anni e mezzo era tornato in libertà.

L'operazione "Goldfinger"

Tutto era iniziato il 20 giugno 2015, con l'operazione "Goldfinger", con cui la procura lombarda aveva arrestato 11 persone accertando un'evasione al fisco per 5 milioni di euro, guidata proprio da Rosa e dal suo socio, Giacomo De Luca. Tra le accuse per evasione e associazione a delinquere soldi depositati in conti svizzeri e mazzette trasportate con un nascondiglio in una Mercedes. Durante il processo, il suo avvocato, Francesca Cramis, aveva dichiarato che Rosa era stato "vittima della sua megalomania". In seguito, caduta l’accusa di associazione a delinquere, la pena era stata diminuita a tre anni e due mesi.

La vita "spericolata" dell'imprenditore

Oltre a possedere la catena di negozi che portava il suo nome, Rosa aveva ideato un ritornello rap, aveva postato un video in cui sfrecciava su una Ferrari in autostrada e insultava il questore dandogli del "povero" e qualche tempo fa si sarebbe fatto vedere, in giro a Legnano, su una limousine con una bestemmia scritta su un lato della portiera. Recentemente aveva offerto ricompense per chi avesse contribuito a trovare gli autori di alcuni delitti, invocando, in qualche caso, anche la pena di morte. Avrebbe promesso, per esempio, una ricompensa di 50mila euro a chi avesse scoperto l'assassino di una gioielliera di Saronno e 200mila euro per individuare "l'infame" che aveva ucciso il carabinieri Giovanni Sali.Rosa aveva una relazione con la figlia del suo socio, dalla quale aveva avuto una bambina, ma nel luglio del 2014 era stato arrestato per maltrattamenti.

"Sono Dio"

A gennaio 2017 era stata disposta la revoca della misura applicata dal gip di Busto Arsizio il 19 giugno 2015, con la conseguente liberazione dell’imputato. Sui social Rosa aveva dichiarato: "Tre anni di galera per nulla, sto aspettando le scuse e il risarcimento. Ho pagato milioni di tasse e questo è il ringraziamento. In Cassazione vinco io come al solito, il resto conta zero.

Sono un Dio".

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