Cronache

Siamo fatti di microbi, ma niente paura

Siamo fatti di microbi, ma niente paura

Il titolo del saggio di Ed Yong, Contengo moltitudini (La nave di Teseo), si ispira a Walt Whitman («Sono largo, contengo moltitudini») e potrebbe fare subito pensare a qualcosa di spirituale, fra Pessoa e i Navajo, più o meno. È una prima impressione tutta sbagliata, perché le moltitudini di cui parla Yong, giornalista scientifico inglese che ha ricevuto molti premi e al momento scrive per The Atlantic, sono i microbi, quegli esseri minuscoli e invisibili che vivono fuori e dentro di noi: per dire, soltanto nel nostro intestino ci sono più batteri che stelle della nostra galassia e in tutto nel nostro corpo ne vivono decine di trilioni, un universo di microbi che, come suggerisce la parola, sono veramente microscopici, così piccoli che «un milione potrebbe danzare sulla capocchia di uno spillo» e «una decina o anche più potrebbero stare comodamente in fila su un capello per il senso della lunghezza». E questo vale per tutti, e tutto: ci sono microbi sulla pagina del Giornale che state leggendo, c'erano microbi sui soldi che avete dato all'edicolante, e sulle mani dell'edicolante stesso e, prima ancora, sulle vostre mani; c'erano microbi nel cibo che avete mangiato a colazione, sulla tazza da cui avete bevuto il caffè, sull'asciugamano con cui vi siete asciugati, sul pavimento su cui avete camminato, sulla maniglia della porta...

Microbi ovunque, è un mondo di microbi, il nostro personale si chiama «microbioma» ed è «uno zoo microscopico» che comprende soprattutto batteri, ma anche miceti, cioè lieviti, e poi virus e archei, esseri primordialissimi tanto quanto i batteri, solo un po' meno famosi. Più che di Antropocene, spiega Yong, bisognerebbe parlare di Microbiocene, perché questi esserini hanno dominato il pianeta per la maggior parte del tempo e, se immaginassimo la storia della Terra come un calendario, loro sono stati i padroni della natura intera «da marzo a ottobre», al punto da avere ossigenato l'aria per noi, insomma di avere reso la nostra casa una casa abitabile. In pratica, senza microbi non esisteremmo, e nemmeno li ringraziamo. Dice il paleontologo Andrew Knoll: «Gli animali saranno anche la ciliegina dell'evoluzione, ma la torta sono i batteri».

Non c'è, però, da agitarsi, o affrettarsi ad andare a svaligiare il supermercato per dotarsi di antibatterici, funghicidi, spruzzini, polveri disinfettanti, alcol, spray e qualsiasi altro prodotto prometta di igienizzare al cento per cento la casa, i vestiti, i mobili, le tende, la pelle. Non soltanto sarebbe impossibile, sarebbe dannoso. Certo, Ed Yong è un fan dei microbi e perfino dei batteri, ma la realtà, vista al microscopio, rivela che queste creaturine sono indispensabili alla nostra esistenza: «Ci aiutano a digerire il cibo, rilasciando sostanze nutritive altrimenti inaccessibili; producono vitamine e minerali carenti nella nostra dieta; degradano le tossine e le sostanze chimiche pericolose; ci proteggono dalle malattie togliendo spazio ai microbi pericolosi o uccidendoli direttamente con agenti antimicrobici; producono sostanze che intervengono sul modo in cui sentiamo gli odori». E questo è niente, perché i microbi «intervengono nella costruzione del nostro corpo», in particolare nella crescita degli organi; «educano il nostro sistema immunitario» e «condizionano lo sviluppo del nostro sistema nervoso, forse arrivando addirittura a influenzare il nostro comportamento».

In natura, un po' come il tempo nel Qohélet, c'è un microbo per ogni cosa, e alcuni compiono delle vere magie: si annidano nel muco (sì, nel muco...) e funzionano da antibiotici naturali, del tutto bio, come nel caso dei fuchi del filanto, una specie di grossa ape; ricoprono le barriere coralline proteggendole dai microbi nemici, al punto che, se il loro «microbioma» inizia a mutare, per esempio per un cambiamento di temperatura, o per l'inquinamento, le barriere perdono colore e diventano bianche, smorte, prive di vita e di squali (che sono un segnale di prosperità delle acque); consentono alle creature degli abissi di sopravvivere anche a 2400 metri di profondità, senza luce e senza ossigeno, e di nutrirsi, grazie a reazioni biochimiche che producono energia, come quelle che avvengono all'interno degli spaventosi vermi tubo giganti, che non hanno né bocca, né intestino; nascosti nel corpo luminescente del bellissimo calamaro delle Hawaii, gli consentono di «cancellare» la propria ombra, rendendosi invisibile ai nemici; aiutano ratti, scarabei e ragni a nutrirsi di cespugli del deserto, linfa e fibre altrimenti immangiabili; hanno addestrato gli stomaci dei giapponesi a digerire perfettamente l'alga nori, di cui si nutrivano a loro volta, in mare. I microbi possono infilarsi nel nostro genoma, non solo nelle nostre bocche e sotto la nostra pelle. E la prospettiva, sempre più al centro delle ultime ricerche, è quella di «microbi à la carte», batteri e virus che costituirebbero farmaci su misura, per singole persone e singole tipologie, mettendo in atto simbiosi nuove, o copiandone altre che, in natura, abbiano già dato prova di successo.

In base a un principio: non esistono microbi buoni e microbi cattivi, esistono i microbi, e non ci lasciano mai da soli.

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