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Solo ad Atene si vive peggio che a Roma

La città eterna è una delle capitali europee meno amate da chi ci vive: almeno il 20% vorrebbe lasciarla. I motivi? Pressione fiscale record e trasporti inesistenti

Solo ad Atene si vive peggio che a Roma

L'Atac è un'azienda fantasma. Con i suoi 1,3 miliardi di debiti comincia ad avere difficoltà a pagare perfino gli stipendi. Eppure se si vanno a vedere i tassi di assenteismo degli uffici comunali si scopre che uno di quelli dove è più alto è proprio quello che si dovrebbe occupare di «mobilità e trasporti». Parallelamente, tra gli uffici che invece presentano i tassi di assenteismo più bassi ci sono l'ufficio stampa e l'ufficio comunicazione.

I dati, forniti dallo stesso Comune di Roma ed elaborati dal sito Truenumbers.it, sono questi.

Il tasso di presenza degli addetti allo staff della sindaca Raggi nel primo trimestre del 2017 è del 95,03% e sono in testa alla classifica delle presenze. L'ultimo ufficio è, invece, quello che si occupa dei servizi educativi, scolastici e della famiglia con un misero 79,05%, a pari demerito con l'ufficio della protezione civile, anche lui con il 79,05%. Penultimo è proprio l'ufficio che, invece, dovrebbe essere sommerso di lavoro, quello che si occupa di mobilità e trasporti: il tasso di presenze è di appena l'80,26%. Stakanovisti sono, invece, gli addetti all'ufficio stampa del Comune: 85,69%. Ottima percentuale, ma il Dipartimento Comunicazione ha fatto ancora meglio: nei primi tre mesi dell'anno il tasso di presenze è stato dell'86,01%. Si tratta di 5,75 punti in più del ben più importante ufficio che si occupa di mobilità. E si può capire: con la girandola di assessori, di dirigenti, di inchieste che hanno coinvolto il Campidoglio, l'ufficio stampa e quello per la Comunicazione hanno dovuto affrontare una mole di lavoro imprevedibilmente enorme.

Quindi, tradotto: nel Comune retto dalla sindaca Raggi i trasporti pubblici pare non siano in cima alle preoccupazioni dei dipendenti nonostante il disastro Atac e le chiusure improvvise della metropolitana. Al contrario chi si occupa dei rapporti con i giornali è praticamente sempre al proprio posto, anche se sui risultati di tanto zelo si potrebbe discutere a lungo.

Con trasporti ridotti ai minimi termini ci si potrebbe aspettare che l'imposizione fiscale in città sia bassa, bassissima. E invece è il contrario: Roma è la città dove si pagano più tasse a confronto con i cittadini residenti nelle Regioni a statuto ordinario. Il prelievo fiscale locale nel 2016, secondo la Banca d'Italia, è stato pari a 1.892 euro pari al 4,3% del reddito familiare medio rispetto a un'imposizione fiscale che colpisce solo il 3,9% del reddito dei cittadini che abitano nelle altre Regioni a statuto ordinario. Di quel 4,3%, quasi la metà, cioè il 2,6%, finisce nelle famigerate addizionali Irpef comunali e regionali. Gli altri italiani, invece, in media, pagano in addizionali locali il 2,3%. Ma c'è un dettaglio: le tasse pagate dai romani nel 2016 sono sì altissime, ma meno di quelle pagate nel 2015, ma solo grazie all'abolizione della Tasi sull'abitazione principale che ha fatto calare il prelievo fiscale imposto dagli enti locali più di quanto non sia accaduto nel resto d'Italia: meno 17,9% rispetto al -16% della media nazionale.

Trasporti pubblici fallimentari (in tutti i sensi), tasse esorbitanti... è comprensibile che i romani non vedano l'ora di andarsene da Roma. L'Eurostat ha condotto un'indagine sui cittadini delle grandi capitali europee dai risultati piuttosto clamorosi. Roma, giustamente ritenuta la più bella città del mondo, è (fatta eccezione per Atene) la meno amata dai propri cittadini.

Praticamente il 20% dei romani dice di non amare Roma e che sarebbe anche disposto ad andare via, se potesse. Perfino i cittadini di Bucarest amano la propria città più di quanto i romani amino la loro e questo significa che, al di là dei proclami e delle buone intenzioni, il primo legame da ristabilire è proprio quello tra la città e i suoi cittadini: sfiduciati, arrabbiati e cinici più di quanto la tradizionale indole romana può giustificare. La verità è che Roma piace a chi non è di Roma, ma viverci è, e non solo fiscalmente, un inferno.

E questo nonostante che il cittadino laziale, quindi anche romano sia quello che beneficia di trasferimenti statali annui di 6.133 euro, quasi il triplo di un cittadino lombardo, 2.265 euro. Certo: tutte le Regioni che ospitano la Capitale della nazione sono mantenute dalla fiscalità generale molto più di quanto non lo siano le altre città (la stessa cosa succede con Washington, per esempio), ma il punto è che i servizi dovrebbero essere commisurati sia al livello di trasferimenti statali sia al livello di imposizione fiscale, mentre così non è.

Le tasse (altissime) e i trasferimenti statali (giganteschi) sono una variabile indipendente dalla qualità dei servizi offerti ai cittadini.

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