Cronache

La sonda a pezzi Ma non dite che è uno spreco

La sonda a pezzi Ma non dite che è uno spreco

La tentazione è quella, un po' immediata, o meglio immatura: «Ecco come si buttano via i soldi». Quasi fosse una frustrazione collettiva che si manifesta e suona come l'Europa che non ce la fa, che è indietro rispetto all'America, alla Cina, alla Russia. Loro sì, noi no. Loro bravi, noi scarsi. Un vorrei ma non posso perenne. Le aspettative sulla sonda Schiaparelli e sul suo arrivo su Marte erano alte perché tanti, forse anche troppi, avevano collegato questa missione all'idea di colmare la distanza che c'è tra gli altri Paesi rispetto all'intero continente europeo sulla ricerca.

Il tentativo di dire che la missione è stato un sostanziale successo è la dimostrazione più evidente della delusione. Missione incompiuta, punto. Ed è attorno a questo che vale la pena ragionare. Perché la scienza e la ricerca sono una sequenza di missioni incompiute intervallate da successi clamorosi e oggettivi. Non abbiamo buttato 1,2 miliardi (del quale trecento milioni sono italiani): li abbiamo investiti. Sul presente, sul futuro, dunque su noi stessi. Sarà banale, anzi diciamo che senz'altro lo è, ma è un fatto che ogni scoperta e ogni risultato ottenuto dagli scienziati è il frutto di un tot di fallimenti. Rimanendo alle sole missioni spaziali, sono infinitamente di più quelle finite male di quelle finite bene. Quasi vent'anni fa, nel 1998, il Mars Polar Lander, una sonda automatizzata lanciata dalla Nasa, ebbe lo stesso destino di Schiaparelli: dopo l'atterraggio, la Nasa non riuscì a ristabilire i contatti. Ancora oggi nessuno sa che fine abbia fatto. Avrebbe dovuto studiare il clima della regione del Planum Australe, nei pressi del polo sud di Marte.

Il fallimento non è stato la fine, anzi. Ce ne sono stati altri, americani e russi, eppure su Marte ci siamo arrivati lo stesso. Facendo ciò che l'umanità e la sua declinazione spesso più alta, ovvero la ricerca scientifica, probabilmente non speravano neanche di poter fare. Allora la domanda è: i fondi usati per Mars Polar Lander sono stati uno spreco? No, semplicemente. Ogni euro o dollaro speso in ricerca è un investimento. E ogni investimento, se uno lo definisce tale, comprende anche l'idea stessa del fallimento. È il rischio d'impresa che in pochi attribuiscono alla scienza, ma che invece la scienza ha come suo fondamento costitutivo. La ricerca spende per definizione, oltre che per necessità. Ed è lo strumento migliore per trasformare quel costo in profitto. Certo che quella riflessione iniziale, quella immatura, è umana e financo comprensibile: quando una missione costosa come quella della sonda Schiaparelli fallisce, viene spontaneo (e anche un po' facile) pensare di aver buttato via tempo, energie e denaro. Ma un solo dettaglio che verrà fuori dai risultati seppur incompleti di questa storia, potrà ripagare economicamente e non solo tutti gli investimenti. Non ci siamo mai chiesti quanto è costato arrivare a brevettare un nuovo farmaco, o creare la tecnologia che ha permesso la creazione dei motori ibridi che cambieranno il nostro modo di viaggiare.

Il problema non si pone, perché una volta ottenuto il risultato ci dimentichiamo di tutto. È questa la forza della scienza. Che è diversa da ogni altra cosa: la più assurda scoperta alla fine ha un'applicazione che ci rende la vita migliore e non crea rivendicazioni. Si cancellano i brutti ricordi e non è la consegna all'oblio di ciò che non ha funzionato, è la presa d'atto che i soldi fanno la differenza. Spenderli bene significa passare attraverso una delusione, un fallimento.

Perché l'obiettivo è semplicemente più grande.

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