Cronache

Spese pazze in Emilia, ex membro dello staff: "Comprai io il sex toy"

Rosario Genovese, ex collaboratore della Moriconi: "Serviva per fare uno scherzo, finì nei rimborsi per errore"

Spese pazze in Emilia, ex membro dello staff: "Comprai io il sex toy"

C'è finalmente una svolta, nel caso del "sex toy" acquistato nell'ambito dell'inchiesta sui fondi emiliani e legato alla figura della consigliera regionale Rita Moriconi. Ieri un uomo si è presentato in Procura a Bologna ammettendo di aver comprato lui il vibratore: si tratta di Rosario Genovese, ex socialista reggiano ed ex membro dello staff della Moriconi all'epoca del controverso acquisto (era il 2010, ndr).

Genovese, presentatosi in Procura per rendere dichiarazioni spontanee non è, in un primo momento, stato ricevuto dai pm, che lo ascolteranno però nei prossimi giorni. Ciononostante Genovese ha reso una dichiarazione alla stampa, spiegando la faccenda e scagionando la consigliera Moriconi: "Si tratta di una spesa personale fatta per acquistare oggetti atti al confezionamento di un regalo-scherzo per un amico che di lì a poco avrebbe compiuto gli anni - ha spiegato l'uomo - quindi non riferibile a una spesa che io possa avere fatto mentre ero in missione o per attività legate alla mia attività di collaboratore del gruppo consigliare Pd e della stessa consigliera Moriconi".

L'ex membro dello staff della Moriconi si è inoltre detto "certo di aver commesso un errore materiale, in quanto mai e poi mai avrei chiesto un rimborso per una spesa personale e soprattutto riferibile a materiale di quel tipo. Certo è che quanto avvenuto, visto che è stato erroneamente presentato, non poteva saperlo la consigliera Moriconi".

La stessa Moriconi ha sempre sostenuto di non aver mai acquistato lei personalmente il "sex toy", specificando addirittura di non essere mai entrata in un sexy shop in vita sua ma anzi spiegando che dell'acquisto sarebbe stato responsabile un suo collaboratore.

Dalle carte dell'inchiesta bolognese emergerebbe inoltre che Genovese avrebbe beneficiato, tra l'agosto del 2010 e l'ottobre del 2011, di una somma di circa 70.000 euro di consulenze per il gruppo Pd.

La cifra sarebbe parte del totale delle consulenze per cui la Procura - a causa dei poco chiari appoggi giustificativi - chiede conto a Marco Monari, allora capogruppo dem in Regione.

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