Cronache

Gli sprechi alimentari ci costano 13 milioni

Ecco quanto cibo buttano gli italiani

Gli sprechi alimentari ci costano 13 milioni

Gli sprechi alimentari valgono in Italia quasi 13 miliardi di euro l’anno. Lo dice l’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market che da tre anni svolge un sondaggio sulla tema chiedendo alle famiglie di indicare cosa gettano ma poi verificare controllando nel bidone.Secondo l’Osservatorio ogni settimana una famiglia italiana butta 6 euro e 70 centesimi di cibo. Venti centesimi in più rispetto al 2014. Il 50% in più di quel che pensavamo. La frutta e verdura sono i beni più deperibili (il 53% dice di buttarla, qualche volta; il 7% spesso, perché si rovina) ma anche latticini e i formaggi finiscono spesso nella spazzatura.

I dati statistici di Eurostat, il sistema statistico europeo, dicono che le famiglie italiane buttano qualcosa come 2,7 milioni di tonnellate di cibo all’anno e cioè quasi mezzo quintale (45 chili per la precisione) a testa, neonati compresi. Siamo tra i più spreconi, in valori assoluti ma se consideriamo i dati in base alla nostra popolazione, scendiamo a metà classifica. Im cima troviamo Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito. Non è tutta colpa della famiglie dato che in Europa si calcola che il 39% dello spreco alimentare è dovuto alla trasformazione industriale, il 14% alla ristorazione, il 5% alla distribuzione e il 42% al consumo domestico. La Fao, invece, calcola che nel mondo si gettino il 30% dei cereali, il 45% della frutta e verdura, il 30% del pescato, il 20% della carne, il 45% del tuberi e radici e il 20% dei prodotti lattiero caseari. In pratica tra i 1000 e i 2600 miliardi di dollari, se si considerano anche i costi “nascosti” e i conflitti che nascono per il possesso della terra e le lotte per il cibo.

Secondo Michele Conversano, presidente di HappyAgeing-Alleanza italiana per l'invecchiamento attivo, la legge contro gli sprechi alimentari che è in discussione in Parlamento può senza dubbio aiutare a ridurre gli sprechi alimentari e a migliorare le condizioni delle fasce più indigenti della popolazione. "Sono ancora troppi gli anziani che non hanno chiaro il ruolo chiave giocato dal mangiare sano nel migliorare una serie di funzioni corporee, da quelle cognitive, alla vista, al sistema immunitario – conclude Conversano – La nutrizione è un'arma potentissima in tema di prevenzione e invecchiamento in salute.

Bastano pochi accorgimenti per limitare l'incidenza e le conseguenze di patologie come il diabete e l'ipertensione".

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